È stato giustiziato a Teheran il dissidente di cittadinanza iraniana-svedese Habib Farajollah Chàab, accusato di aver gestito un attentato dinamitardo nel 2018 che ha ucciso più di venti persone e ferito molte altre nel corso di una parata militare ad Ahwaz, nella provincia del Khuzestan. Inoltre, l’uomo di 50 anni era accusato di “corruzione” per aver fondato e guidato il gruppo separatista Harakat-al-Nezal o “Movimento di lotta araba per la liberazione di Ahwaz”.

L’esecuzione si è verificata dopo che la Corte Suprema iraniana ha confermato la condanna a morte dell’uomo il 21 marzo. Secondo le autorità, Chàab sarebbe il responsabile principale dell’attentato del 2018 e, stando a ciò che ha riportato l’agenzia Irna, di altre operazioni terroristiche nel Khuzestan.

Gli agenti dell’intelligence iraniana avevano rapito il 50enne, noto come Habib Asyud, durante la sua visita in Turchia nell’ottobre 2020: l’uomo era stato successivamente introdotto clandestinamente in Iran. Poi, il video sulla tv di Stato un mese dopo la sua scomparsa, in cui ha “ammesso” di essere responsabile di attacchi terroristici e di aver collaborato con i servizi di intelligence sauditi.

Sulla condanna a morte e sull’esecuzione di Chàab si è espresso il ministro degli Esteri svedese Tobias Billstrom: “La pena di morte è una punizione disumana e irrevocabile”, ha affermato, “e la Svezia, insieme al resto dell’Unione Europea, ne condanna l’uso in ogni circostanza”. Il ministro ha riferito anche che il governo svedese ha chiesto ai rappresentanti iraniani di non eseguire la sentenza di condanna a morte del presunto terrorista: “Abbiamo fatto appello all’Iran e io stesso ho sollevato la questione con il ministro degli Esteri iraniano”, ha aggiunto.

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