Il Tribunale di Palermo ha assoltoperché il fatto non sussiste” l’ex deputata di Liberi e uguali (e poi di Italia viva) Giusy Occhionero, avvocatessa molisana, imputata di falso per aver fatto passare per proprio assistente – consentendogli di entrare in carcere senza permesso e di incontrare diversi capimafia al 41-bis – l’attivista radicale Antonello Nicosia, divenuto in effetti suo collaboratore solo in un momento successivo, quando il rapporto di lavoro venne formalizzato dopo ben tre visite nei penitenziari senza titolo. La pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Francesca Dessì, aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi. “Sono felice di poter continuare a credere che la giustizia prima o poi arrivi”, commenta Occhionero.

Nicosia, arrestato per associazione mafiosa e falso a novembre 2019, è stato condannato in secondo grado a 15 anni con rito abbreviato: dietro alle battaglie per i diritti dei detenuti nascondeva un’attività criminale da uomo d’onore“, che consisteva nel riferire i messaggi dei boss detenuti agli affiliati in libertà. In un’intercettazione aveva definito Matteo Messina Denaro, allora latitante, “il nostro primo ministro”. E percorrendo la strada che conduce all’aeroporto di Palermo, dove fu ucciso Giovanni Falcone, diceva: “È stato un incidente sul lavoro”. E ancora: “All’aeroporto bisogna cambiare il nome. Non va bene Falcone e Borsellino. Perché dobbiamo arriminare (continuare a vedere, ndr) sempre la stessa merda”.

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