Scontro vivace a Coffee Break (La7) tra Tommaso Juhasz, membro di Ultima Generazione, e i politici Laura Ravetto, deputata della Lega, e Marco Rizzo, fondatore di Democrazia Sovrana e Popolare, sulle azioni di disobbedienza civile messe in atto dal collettivo ambientalista per tenere alta l’attenzione sul cambiamento climatico.

Il giovane attivista spiega: “Tutti gli scienziati ci stanno chiedendo con forza di dimezzare le emissioni globali entro il 2030. Questo è necessario per avere la speranza di non finire nel caso peggiore possibile, per cui per fine secolo abbiamo un aumento medio di temperatura di 4 gradi e mezzo sulla superficie del pianeta. Se falliamo questi obiettivi, vedremo da noi quello che sta succedendo nelle zone in cui la crisi climatica si sta facendo sentire più forte, come nell’Africa centrale – continua – Qui il deserto avanza e centinaia di migliaia di persone, che presto diventeranno decine di milioni, lasciano la casa perché non c’è acqua, né cibo, né sicurezza. Spoiler: il deserto va verso il nord, il che vuol dire che il sud d’Italia e d’Europa si potrebbe trovare ad affrontare situazioni molto simili a quelle che oggi fronteggiano i paesi africani in crisi. E non ne stiamo parlando. Noi vorremmo che venisse preso in considerazione quello che la comunità scientifica grida ormai a pieni polmoni da diversi decenni”.

“Ma come si fa dal punto di vista energetico?”, chiede il conduttore Andrea Pancani.
“Non certo bloccando il traffico romano”, commenta Ravetto.
“È un inizio – replica Juhasz – Intanto così si inizia a parlare del problema”.
“Veramente fate più emissioni così – ribatte la parlamentare – le vostre modalità non sono giuste”.
“La invitiamo a trovare metodi migliori”, risponde l’attivista”.
Il metodo migliore è quello del governo Meloni“, afferma la deputata.
“Sì, certo – controbatte il giovane – trivellando l’Adriatico“.

Sulla stessa linea di Ravetto è Rizzo, che parla di “pruderie ambientalista”: “Si nasconde il fatto che a pagare sono quelli che hanno meno. Alla fine, chi è che può comprare l’auto elettrica che costa quasi il doppio di una normale?”.
“Non sarebbe meglio usare meno auto in generale? – insorge Juhasz – E se usassimo di più i mezzi pubblici?“.
“E dovremmo avere più mezzi pubblici – ribatte Rizzo – Quelli che ci sono a Roma nemmeno funzionano o vanno a fuoco. Non può essere il popolo a pagare questo ambientalismo. Questi signori delle grandi multinazionali se ne vanno in giro coi jet privati, consumando una quantità di CO2 incredbile, e poi vanno a parlare di ambiente. C’è anche la questione delle prime case che, coi parametri europei, ora perdono di valore. Quindi alla fine, questo è un ambientalismo di classe“.
E rimprovera l’attivista: “Anziché protestare contro i musei , andate sotto casa dei padroni delle multinazionale a tirare la vernice“.
Juhasz risponde: “Veramente noi protestiamo per chiedere al governo di reagire contro le multinazionali“.
“Avete paura di andare dai grandi padroni – rincara Rizzo – Andate da loro anziché rompere le scatole ai cittadini che vanno a lavorare e rompere le palle sulla tangenziale”.
Io sono un cittadino e faccio l’operaio – replica il giovane – sono i rappresentanti del governo che devono andare dalle multinazionali”.

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