Narra Irvin D. Yalom, nel suo libro Il problema Spinoza, che Alfred Rosenberg, poi divenuto ideologo del Terzo Reich e impiccato con altri criminali nazisti a Norimberga, avesse attaccato, quando era ancora uno studente diciassettenne, il Rettore dell’Università di Reval dove studiava, sostenendo che quest’ultimo in qualità di ebreo avrebbe inquinato la razza germanica con le idee tipiche di una popolazione inferiore. Affrontato dal Rettore, Rosenberg si fece piccolo piccolo e cominciò a biascicare che era stato frainteso e che si trattava comunque di una boutade a puro scopo elettoralistico. La meschina reazione di Lollobrigida, preso in castagna sulle sue inammissibili dichiarazioni a proposito della sostituzione etnica, mi ha ricordato quella del suo più noto predecessore finito sulla forca. Infatti anche il cognato d’Italia ha affermato di essere stato frainteso e di essersi espresso male. Tale seconda ipotesi appare plausibile, dato l’incerto uso della lingua italiana che caratterizza troppo spesso gli esponenti della classe politica.

Eppure, sia pure in linguaggio approssimativo, Lollobrigida ha chiaramente espresso un pensiero che non è solo suo ma proprio di buona parte della destra attualmente al governo in Italia e presente in altri Paesi occidentali, che cioè esista una stirpe italica, o in genere una razza bianca, che vanno difese dal tentativo, non si capisce bene di chi, operare addirittura una “sostituzione etnica”. Vecchio cavallo di battaglia delle peggiori destre suprematiste che ha armato in più di un’occasione il braccio assassino di serial killer razzisti che hanno perpetrato vere e proprie stragi negli Stati Uniti, in Nuova Zelanda ed altrove.

Il bersaglio di queste sconclusionate e pericolosissime concioni sono evidentemente gli immigrati e il tentativo è quello da un lato di trovare delle giustificazioni alle proprie politiche fallimentari, mettendo in questo modo una foglia di fico sulle politiche malthusiane della classe dominante e dei suoi camerieri che operano a Palazzo Chigi ed altrove. Va ricordato che queste mitologie razziste fecero a suo tempo la fortuna di Hitler e Mussolini, fino al turbine bellico della Seconda guerra mondiale, da cui siamo usciti solo il 25 aprile del 1945 grazie al sacrificio di decine di migliaia di partigiani. Di tale fondamentale passaggio storico ricorderemo tra pochi giorni il settantottesimo anniversario.

L’odio contro i migranti costituisce quindi uno dei principali cementi dell’attuale destra al governo, che nulla di positivo ha saputo finora produrre né per gli italiani né ovviamente per i migranti stessi. Decine di migliaia di questi ultimi sono periti annegati nel corso degli ultimi anni nel tentativo di attraversare il Mare Mediterraneo, per cercare rifugio e un futuro dopo essere stati costretti ad abbandonare territori devastati dalla guerra, dal cambiamento climatico, dalla siccità, dalla carestia, dalla negazione dei più elementari diritti umani. Questi annegamenti non sono per nulla casuali ma costituiscono il risultato inevitabile di politiche dolosamente mirate a contenere la pressione migratoria omettendo i soccorsi nei confronti delle persone in difficoltà e impedendo l’operato di chi vorrebbe prestare soccorso, come le meritorie organizzazioni non governative che un altro campione della nostra classe politica, il per nulla rimpianto Di Maio, ebbe a definire senza vergogna “taxi del mare”. Di ciò abbiamo avuto recente conferma con i tragici naufragi che si sono verificati a Cutro e in altre località.

Ci troviamo quindi di fronte a un vero e proprio crimine contro l’umanità, definito migranticidio, che analizzeremo a fondo nel corso di un convegno in programma sabato 22 aprile a Roma. Ma anche senza raggiungere le cime abissali di questa azione criminosa e disumana, tutto l’atteggiamento di questa destra di governo è ispirato a un intento discriminatorio nei confronti dei migranti come dimostrato dal tentativo di abolire la protezione speciale dei richiedenti asilo e dal persistente diniego della cittadinanza agli Italiani e Italiane di seconda e terza generazione. Quest’operazione mira evidentemente a introdurre spaccature su base etnica in seno al popolo lavoratore, mettendo gli uni contro gli altri indigeni e immigrati a esclusivo beneficio di chi sfrutta gli uni e gli altri.

Si tratta al tempo stesso di un approccio antigiuridico e lesivo dei più elementari principi della nostra Costituzione che è foriero di conseguenze estremamente negative non solo per i migranti ma per l’insieme del popolo, come dimostrato dall’ultimo secolo di storia umana. Di fronte ai gravissimi problemi cui siamo di fronte, dalla guerra al cambiamento climatico, a tanti altri, occorre riscoprire le ragioni per le quali l’umanità è una e indivisibile e facciamo tutti parte, come disse Albert Einstein, di un’unica razza, quella umana.

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