Condannato a 25 anni di carcere per tradimento, diffusione di notizie false sulle forze militari e per aver lavorato per una organizzazione ritenuta indesiderabile dalle autorità. Ma al termine del processo a porte chiuse che si è tenuto a Mosca, l’oppositore russo e Vladimir Kara-Murza, ha dichiarato: “La Russia sarà libera”. Il Cremlino non commenta la sentenza, l’Onu chiede l’immediato rilascio dell’oppositore. Ma la decisione del giudice è già arrivata, dopo la richiesta di condanna del procuratore Boris Loktionov, che lo aveva definito “nemico del popolo”. Il giudice, Sergey Podoprigorov, è stato inserito nell’elenco delle persone colpite dalle sanzioni previste dal Magnitsky Act, la legge introdotta nel 2012 negli Stati Uniti per colpire individualmente i responsabili di abusi dei diritti umani, a partire da chi era coinvolto nella morte in carcere nel 2009 di Sergei Magnitsky, fiscalista arrestato nel quadro di una inchiesta montata dagli stessi funzionari che aveva accusato di essere coinvolti in una frode da decine di milioni di euro. Era stato Kara-Murza, che oggi ha 41 anni, insieme a Boris Nemtsov, con cui aveva lavorato da quando ne aveva 18, l’oppositore ucciso di fronte al Cremlino nel 2015, a fare attività di lobbying negli Usa per l’adozione della legge che avevano loro stessi ideato. Il carcere in cui è detenuto, fra l’altro, è diretto da Dmitry Komnov, anche lui colpito dal Magnitsky Act, dopo aver diretto il carcere in cui Sergei morì in seguito ad abusi.

I motivi dell’arresto Kara-Murza era stato arrestato l’11 aprile dello scorso anno per non aver obbedito agli ordini della polizia, ferma ad attenderlo per ore nel cortile della casa in cui abita a Mosca. I primi 15 giorni di carcere erano stati estesi per l’arrivo dell’accusa di notizie false sulle forze armate motivate da odio politico. Kara-Murza, recita il verbale d’arresto, “ha visto gli agenti, cambiato percorso, iniziato a camminare più veloce, e ha cercato di scappare quando è stato fermato”. Dopo l’inizio della guerra, a marzo, negli Usa aveva parlato di fronte alla Camera dei Rappresentanti dell’Arizona “del regime di Putin“, delle “bombe sganciate dai russi in Ucraina contro quartieri residenziali, ospedali e scuole“, accuse ripetute il mese successivo di fronte all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Già in carcere era stato bollato come ‘agente straniero’. Era poi stato incriminato per aver lavorato per una organizzazione non desiderabile, vale a dire la Free Russia Foundation. E infine, nell’ottobre del 2022, era arrivata l’accusa di tradimento “per aver fornito a organizzazioni di Paesi Nato che hanno come obiettivo quello di contrastare la sicurezza in Russia”.

Chi è Kara-Murza – Per descrivere Kara-Murza, si può anche parlare della storia della sua famiglia, una famiglia di storici, giornalisti e vittime delle repressioni. Il nonno Aleksei, storico e giornalista di guerra sopravvissuto alla Battaglia di Stalingrado, prima della guerra deportato. Il bisnonno, Sergey Kara-Murza, giurista, opinionista. Il nonno materno, Voldemārs Bisenieks, rivoluzionario lettone, ucciso durante il Terrore. Il prozio Georg Bisenieks, diplomatico lettone, accusato di essere coinvolto nell’assassinio di Sergei Kirov e di aver spiato per la Lettonia e la Gran Bretagna nel 1934, anche lui condannato a morte. Il padre, Vladimir, è stato uno storico e un giornalista, proprio come il figlio che ha studiato storia a Cambridge. Nel 2010, insieme a Nemtsov e altri, l’oppositore Kara-Murza scrive l’appello “Putin deve andarsene”. “Crediamo che non sia possibile introdurre nessuna reale riforma in Russia fino a che Putin detiene potere. Sradicare il putinismo è il primo passo necessario per una Russia nuova e libera”.

“Dire che Boris Nemtsov abbia avuto un impatto sulla mia vita è un eufemismo. Non sarei chi sono ora. Non avrei fatto molte delle cose che ho fatto nella mia vita, se non fosse stato per lui. È stato il mio mentore, maestro”, ha scritto di recente per Novaya Gazeta Europe. E pochi mesi dopo l’assassinio di Nemtsov, Kara-Murza viene avvelenato per la prima volta. La seconda sarà nel 2017. In entrambe le occasioni era stato seguito in precedenza da un team di agenti dell’Fsb. Riporterà una polineuropatia che si è aggravata in carcere, dove si trova dall’aprile dello scorso anno. “Sono certo che il verdetto sarà il peggiore possibile. Questo è un processo spettacolo e l’esito sarà altrettanto emblematico. Ma so anche che il verdetto avrà poco a che spartire con la realtà. I prigionieri politici non scontano il loro tempo in carcere nel quadro di condanne formali, ma in funzione della situazione politica. E nel nostro Paese ha la tendenza a cambiare e a cambiare in modo inatteso”, aveva commentato nei giorni scorsi.

La reazione dell’Europa – “L’Unione Europea ha seguito molto da vicino il caso di Vladimir Kara-Murza e condanna fermamente la sentenza oltraggiosamente dura, perché è stato condannato a 25 anni di carcere per ragioni politiche”, ha dichiarato il portavoce Ue per l’azione esterna Peter Stano, dopo la sentenza di condanna. “Il processo, oltre a essere politicamente motivato, non ha rispettato gli standard internazionali in materia di udienza pubblica ed equa da parte di un tribunale competente, imparziale e indipendente. Le udienze non sono state accessibili né agli osservatori né al pubblico – ha anche affermato Stano -. Nella sua dichiarazione finale alla corte, Vladimir Kara-Murza ha detto che questo processo assomigliava ai processi degli anni ’30 nell’ex Unione Sovietica. Kara-Murza e altri sono perseguitati politicamente, detenuti, condannati o intimiditi dalle autorità russe per il solo fatto di lottare per i diritti umani e di cercare di garantire una sorta di pluralità e libertà di opinione nella società russa”, ha aggiunto il portavoce. “Chiediamo naturalmente alla Russia di rilasciare immediatamente tutti coloro che sono stati imprigionati e condannati con accuse politicamente motivate”. Londra, invece, ha convocato l’ambasciatore russo dopo la condanna del dissidente, che è in possesso anche della cittadinanza britannica. “La mancanza di impegno della Russia nella protezione dei diritti umani fondamentali, inclusa la libertà di espressione, è allarmante”, ha detto il ministro degli Esteri britannico James Cleverly.

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