È stato finora un flop su tutta la linea il tentativo fatto dal governo Draghi con il decreto 152/2021 di rafforzare i ranghi dei Comuni attuatori di progetti del Pnrr. Non solo i piccoli enti sotto i 5mila abitanti stanno ancora aspettando i soldi con cui assumere funzionari a tempo determinato, ma nemmeno l’inserimento nelle amministrazioni del Sud di professionisti senior e personale specializzato con contratti di collaborazione è andato in porto. L’Agenzia per la coesione territoriale, incaricata di raccogliere le richieste e stipulare i contratti, non ha ancora assegnato gli specialisti ai sindaci che quasi un anno fa hanno comunicato di averne bisogno. E ora sono schiacciati da un carico amministrativo difficile da sostenere, considerato che anche il concorso Coesione Sud di Renato Brunetta è stato un fallimento: sono rimasti vacanti 1.900 posti a termine su 2.800.

Gli inserimenti negli enti del Mezzogiorno di ingegneri, architetti, esperti di gestione e controllo, informatici, ma anche specialisti in ambiti come i beni culturali e la geologia, erano previsti dall’articolo 31 bis del decreto convertito in legge a fine dicembre 2021, “al fine di accelerare la definizione e l’attuazione degli interventi previsti dalla politica di coesione dell’Unione europea e nazionale (…) nonché per favorire l’attuazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”. L’Agenzia istituita nel 2014, e soppressa un mese fa dal ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto, avrebbe dovuto – stando a quel provvedimento – assegnarli agli enti entro fine aprile 2022. Invece il mese dopo ha solo messo a disposizione la piattaforma su cui i Comuni potevano indicare le professionalità e il numero di giornate/persona necessarie. Il termine per presentarle è stato prorogato in extremis dal 25 maggio al 15 giugno. La “ricognizione dei fabbisogni” si è conclusa a luglio: a dimostrazione dell’estrema necessità hanno partecipato oltre 2.500 Comuni, tra cui 2.275 sotto i 15mila abitanti e 14 sopra i 100mila come Palermo, Napoli, Bari, Catania e Messina.

A quel punto l’Agenzia avrebbe dovuto avviare la selezione sulla piattaforma In.Pa. Nel frattempo il decreto Pnrr 2, convertito in legge a fine luglio, aveva però dato ai singoli enti la possibilità di scegliere entro agosto se procedere direttamente alla selezione e contrattualizzazione dei collaboratori. In 443, visti i ritardi, hanno optato per questa procedura. Allo scorso 6 aprile, 267 avevano pubblicato gli avvisi pubblici per la ricerca dei professionisti e 89 avevano firmato i contratti. Gli altri? Aspettano. Perché l’Agenzia sta ancora “predisponendo” il suo atteso bando. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto di conoscere i motivi di questo ritardo, senza ottenere risposta.

I casi di Palermo e Napoli aiutano a capire le difficoltà create dalla mancanza di quel personale. I due Comuni avrebbero diritto ognuno a 480 giornate/persona di assistenza da parte di professionisti altamente specializzati. In attesa che l’Agenzia glieli metta a disposizione si sono mossi da soli, con propri concorsi. Non sta andando benissimo: a Napoli un maxi concorso da 1.300 posti complessivi ha lasciato scoperte 180 posizioni relative a informatici, ingegneri e professionisti della gestione di problemi complessi come i processi ambientali. “Riavvieremo subito una procedura concorsuale”, fanno sapere dal Comune. “Quei profili sono necessari oggi, anche per l’applicazione del Pnrr”. A Palermo, alcuni dei 18 funzionari e tecnici assunti a tempo determinato attraverso il concorso Coesione Sud si sono dimessi – come successo in tanti altri casi – dopo aver superato altri concorsi che offrivano posti stabili. Pessime notizie in vista dell’attuazione dei progetti del Pnrr: il capoluogo siciliano ne gestisce 50 per un valore di 1 miliardo di euro, quello campano deve realizzarne 81 per 704 milioni di euro.

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Pnrr, dopo due anni di appelli il Mef pubblica gli open data su 50mila progetti. Dati Bene Comune: “Passo avanti sulla trasparenza”

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