di Monica Valendino

I documenti fuoriusciti dal Pentagono non si sa se siano veri o falsi, l’unica cosa che conta è lo scopo che hanno. Dopo che per più di un anno qualunque posizione differente dalla narrazione confezionata dagli Usa che voleva solo buono e cattivi, qualcosa si sta muovendo, seguendo di fatto quello che Francesco fin dall’inizio ha sempre sostenuto: ovvero che “la Nato ha abbaiato troppo alle porte della Russia“, che gli accordi di Minsk sono stati un pretesto per armarsi e arrivare alla guerra e che il conflitto non può volgere in favore dell’Ucraina, per il semplice motivo che l’uomo con la pistola (in questo caso con una pistola nucleare) avrà sempre la meglio sull’uomo di karatè.

I documenti di questi giorni hanno avuto l’effetto che chi li ha voluti diffondere sperava: che si facesse un po’ di luce in un mare di propaganda, ora che i principali fautori di questa guerra stanno perdendo sostegno all’interno degli Stati Uniti, anche in vista delle elezioni presidenziali del 2024, dove Sleepy Joe Biden si ricandiderà, anche se la guerra da lui alimentata (fin da quando era vice di Obama e con Victoria Nulland “sponsorizzava” il colpo di Stato a Kiev) non sta andando proprio come immaginava.

Gli Usa e i suoi vassalli (anche Macron si sta stancando di essere considerato tale) pensavano che la Russia sarebbe stata messa in ginocchio dalle sanzioni, credevano nella superiorità delle armi e delle tattiche militari della Nato ed erano fiduciosi che Putin sarebbe stato rovesciato da un colpo di Stato, a meno che non fosse morto per una delle tante malattie attribuitegli. Il tutto mentre molti generali indicavano che non era tutto così semplice come i politici volevano far credere.

Ora che al Pentagono qualche manina ha rilasciato questi documenti riservati emerge che al Dipartimento della Difesa non si è più così convinti della tattica portata avanti in maniera spregiudicata e fino all’ultimo ucraino dalla Casa Bianca. La cruda verità è che alle decine di migliaia di morti russi si aggiungono decine di migliaia di morti ucraini, mentre Zelensky recita ancora il ruolo che si è voluto ritagliare fin dall’inizio di capo che si rifiuta di vedere la realtà delle cose, chiuso nel suo bunker mentre il suo popolo soffre e mentre qualcuno inizia a rimpiangere di non aver risolto diplomaticamente la questione del Donbass che avrebbe evitato questa carneficina.

E’ di questi giorni la notizia data da Marek Gałaś in un articolo per il quotidiano polacco Niezależny Dziennik Polityczny che vorrebbe il presidente ucraino in procinto di offrire i territori occidentali dell’Ucraina alla Polonia se Varsavia aiuterà con una controffensiva terrestre e aerea in primavera. “Zelensky si rende conto che al momento è odiato non solo dalla sua stessa gente, ma anche da tutti coloro che hanno investito in lui come progetto redditizio”, ha scritto Galas, aggiungendo che ora “non può nascondersi dagli Usa e quindi deve trovare i mezzi per saldare i conti” con l’Occidente ad ogni costo, anche attraverso concessioni territoriali”. Ovvero quanto sostenuto da tempo da molti considerati come filo Putin: che l’Ucraina dopo l’inizio della guerra difficilmente sarà ancora la nazione conosciuta fino al 2022. Smembrata per “soddisfare” entrambe le parti che iniziano a capire che l’alternativa è solo la guerra totale.

I documenti usciti, quindi, devono essere visti per quello che sono: un modo per far riflettere e spingere per una trattativa (complicata) che eviti di portare avanti un conflitto che non vedrà di certo l’epilogo che qualcuno s’illudeva di vedere.

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