È già stata accolta da una famiglia in Piemonte, che ha già altri figli con cui può giocare e crescere. Ma il destino della piccola Luna (nome di fantasia), che ora ha due anni e mezzo, doveva essere insieme a una coppia di Novara che in Ucraina l’aveva fatta nascere tramite maternità surrogata, salvo poi sparire e affidarla per oltre un anno alle cure di una baby sitter nel Paese in guerra. Ora il caso della piccola, scrive Repubblica, è finito in tribunale: la giudice Maria Amoruso, dopo che la procura di Novara aveva indagato entrambi i genitori adottivi per abbandono di minore, ha rinviato a giudizio soltanto il “padre” della piccola e non la sua compagna, in quanto unico genitore biologico. La decisione della giudice è stata impugnata dall’accusa, che ritiene entrambi i genitori responsabili delle scelte di ricorrere alla maternità surrogata– pratica che in Ucraina è legale – e di abbandonare la bambina alle cure di una baby sitter. La piccola è poi arrivata in Italia a novembre 2021, tramite il consolato.

Il caso – I genitori italiani erano andati in Ucraina nell’agosto del 2020 – in una delle parentesi concesse dal Covid per gli spostamenti aerei – per coronare il loro desiderio di avere un figlio attraverso una madre surrogata. Dopo il riconoscimento della bambina, la coppia è rientrata però in Italia, affidando la piccola ad una baby-sitter reperita sul posto attraverso un’agenzia interinale. Al compimento del primo anno di vita della minore, non avendo più notizie dai genitori e non avendo più ricevuto il compenso pattuito anche per il sostentamento della bambina, la baby-sitter si è rivolta al consolato italiano per denunciare quanto accaduto. La vicenda è stata sottoposta alla Procura della Repubblica territorialmente competente in Italia ed alla Procura dei Minori, che hanno accertato la reale intenzione dei genitori di non voler riprendere la bambina. È stato così incaricato lo Scip (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) per il rimpatrio della piccola, in stretto contatto con il Consolato italiano a Kiev chiamato a rilasciare i documenti necessari per il viaggio. Gli operatori di polizia hanno chiesto la collaborazione della Croce Rossa Italiana, con una consolidata professionalità proprio nelle missioni più delicate, che ha inserito nel team operativo una pediatra ed una crocerossina. La bimba ha viaggiato con i suoi peluche preferiti, consegnati al momento della partenza dalla baby-sitter che le ha fatto da mamma.

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