Ha 36 anni, è un economista e un novello della politica il nuovo presidente del Montenegro. Il successo di Jakov Milatovic, candidatosi con l’obiettivo di portare aria nuova nel piccolo e instabile Paese balcanico, ha portato fuori dai giochi il presidente uscente Milo Djukanovic, 61 anni, veterano della politica montenegrina da lui dominata per oltre trent’anni sia da presidente (due mandati) che da capo del governo (sette volte). Una svolta che arriva quando i primi dati assegnano percentuali intorno al 60% a Milatovic in attesa che la commissione elettorale diffonda i dati definitivi e ufficiali. Milatovic era appoggiato da tutti gli altri cinque candidati in lizza al primo turno delle presidenziali 19 marzo scorso, schierati in blocco contro Djukanovic.

La fine dell’era Djukanovic non è arrivata all’improvviso. Il suo Partito democratico dei socialisti (Dps) era stato sconfitto nelle ultime elezioni dell’agosto 2020 finendo all’opposizione per la prima volta negli ultimi trent’anni. Così Djukanovic, considerato il ‘padre padrone‘ del Montenegro, ha perso il suo ruolo di protagonista nel bene e nel male di tutti i principali eventi che hanno segnato la storia recente del piccolo Paese ex jugoslavo.

Nel duello televisivo di venerdì sera a chiusura della campagna elettorale, Milatovic – leader del partito centrista Movimento Europa ora – non aveva esitato a definire Milo Djukanovic un autocrate, ‘ultimo dittatore europeo’, accusandolo di aver contribuito al dilagare di corruzione e criminalità. E ‘mandare in pensione Djukanovic’ era stata la sua parola d’ordine. Ora, con l’economista alla guida del Paese si apre una pagina nuova per il Montenegro, con Milatovic deciso a incarnare il volto del cambiamento e del futuro del Paese balcanico, indipendente dal 2006, membro della Nato dal 2017 e impegnato da un decennio nel negoziato di adesione all’Unione europea. Processo quest’ultimo che ha subito peraltro un brusca frenata negli ultimi due anni, con l’emergere di una forte instabilità politica, governi deboli e ribaltoni parlamentari.

Con Milatovic alla presidenza ci si potrà aspettare anche un miglioramento dei rapporti tra Montenegro e Serbia, vista la sua posizione molto più morbida nei confronti di Belgrado, che Djukanovic invece accusa di portare avanti una politica ‘egemonica’ nella regione e di ingerenza nei Paesi vicini a difesa delle minoranze serbe. Un tema questo molto sensibile per il Montenegro, dove un terzo circa della popolazione è di etnia serba. In serata nella capitale Podgorica e in tante altre località del Paese erano in corso festeggiamenti per la vittoria di Milatovic, con caroselli di auto, musica e sventolio di bandiere.

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