Spiega che il rapporto tra l’Europa e la Cina “è uno dei più intricati e importanti al mondo. E il modo in cui lo gestiamo sarà determinante per la nostra futura prosperità economica e per la sicurezza nazionale“. Ma precisa anche che “le nostre relazioni sono sbilanciate e sempre più influenzate dalle distorsioni create dal sistema capitalistico statale cinese” e che quindi “dobbiamo riequilibrare queste relazioni sulla base della trasparenza, della prevedibilità e della reciprocità”. La strategia dell’Europa nei confronti della Cina è al centro dell’intervento della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel suo discorso sulle relazioni con dei 27 con Pechino al Mercator Institute for China Studies and the European Policy Centre a Bruxelles, in vista del viaggio che la porterà in Cina la settimana prossima, insieme al presidente francese Emmanuel Macron. Un rapporto, quello con Pechino, che è “chiaro” sia sia divenuto “più distante e più difficile negli ultimi anni. Da tempo – dice von der Leyen – assistiamo a un inasprimento deliberato del posizionamento strategico globale della Cina” e non nasconde la sua preoccupazione “per quello che sta dietro” al ritorno della Cina “sulla scena globale. La definizione di una strategia europea nei confronti della Cina, la definizione di cosa sia il successo, deve partire da una valutazione sobria delle nostre attuali relazioni e delle intenzioni strategiche della Cina. Il nostro rapporto con la Cina è di gran lunga troppo importante – sottolinea – per essere messo a rischio, non riuscendo a stabilire con chiarezza le condizioni per un’interazione sana“.

“Abbiamo bisogno di rafforzare le istituzioni ei sistemi in cui i paesi possono competere e cooperare e di cui beneficiano. Ecco perché è di vitale importanza garantire stabilità diplomatica e aprire linee di comunicazione con la Cina. Non credo che sia percorribile – né nell’interesse dell’Europa – sganciarsi dalla Cina. Le nostre relazioni non sono bianche o nere, e nemmeno la nostra risposta può esserlo. Questo è il motivo per cui dobbiamo concentrarci sulla riduzione del rischio (de-risking), non sul disaccoppiamento (de-coupling)”. Ed è questo, continua la presidente della Commissione, “è uno dei motivi per cui presto visiterò Pechino insieme al presidente Macron. Gestire questa relazione e avere uno scambio aperto e franco con le nostre controparti cinesi è una parte fondamentale di ciò che definirei la riduzione del rischio attraverso la diplomazia delle nostre relazioni con la Cina”, ha precisato.

Pur ricordando che l’Europa non sarà mai “timida” nel sollevare le questioni che Bruxelles ritiene “preoccupanti”, la presidente della Commissione è convinta sia necessario “lasciare spazio a una discussione su un partenariato più ambizioso e su come possiamo rendere la concorrenza più equa e più disciplinata. E più in generale, dobbiamo pensare a come possiamo lavorare insieme in modo produttivo nel sistema globale in futuro e su quali sfide. Ci sono alcune isole di opportunità su cui possiamo costruire – ha precisato von der Leyen -. Prendete il cambiamento climatico e la protezione della natura. Accolgo con grande favore il ruolo guida svolto dalla Cina nel garantire lo storico accordo Kunming-Montreal sulla biodiversità globale. Solo poche settimane fa, la Cina è stata anche un attore attivo nell’accordo globale per proteggere la biodiversità nelle acque internazionali. In un momento di conflitti e tensioni globali, si tratta di notevoli risultati diplomatici, sui quali la Cina e l’Ue hanno lavorato insieme. Non vediamo l’ora di lavorare insieme con lo stesso spirito in vista della Cop28 entro la fine dell’anno. Questo mostra cosa si può fare quando gli interessi si allineano. Dimostra che la diplomazia può ancora funzionare, che si tratti di preparazione alla pandemia, non proliferazione nucleare o stabilità finanziaria globale”.

Oltre all’economia e alla collaborazione su temi che sono terreno comune, resta in primo piano anche il tema dei diritti umani. “Le gravi violazioni che si verificano nello Xinjiang sono motivo di grande preoccupazione, come indicato nel recente rapporto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il modo in cui la Cina rispetta gli obblighi internazionali in materia di diritti umani sarà un altro banco di prova di come – e quanto – possiamo cooperare con la Cina. Proprio come la Cina ha intensificato la sua posizione militare – ha continuato von der Leyen – ha anche intensificato le sue politiche di disinformazione e coercizione economica e commerciale. Questa è una politica deliberata che prende di mira altri paesi per garantire che rispettino e si conformino“. Per fare un’esempio, la presidente della Commissione Ue cita il caso dell’apertura di un ufficio di Taiwan a Vilnius, a cui Pechino ha reagito “adottando misure di ritorsione contro la Lituania e altre società europee. Lo abbiamo visto con boicottaggi popolari contro i marchi di abbigliamento per aver parlato dei diritti umani o con sanzioni contro deputati, funzionari e istituzioni accademiche per la loro presa sulle azioni della Cina. Abbiamo visto che gli Stati membri devono sempre più fare i conti con attività cinesi nelle loro società che non sono tollerabili”.

Centrale per la strategia europea anche la consapevolezza della Cina di aspirare a diventare la nazione più potente del mondo, come ha dichiarato lo stesso Xi. Il raggio d’azione della Cina, ha continuato von der Leyen, “si estende a tutti i continenti e alle istituzioni globali, e le sue ambizioni sono maggiori. Attraverso la Belt and Road Initiative, è il più grande finanziatore dei Paesi in via di sviluppo. E il suo potere economico, industriale e militare” impedisce di ritenere che “la Cina stessa sia ancora un Paese in via di sviluppo”. Von der Leyen ricorda che lo scorso ottobre è stato lo stesso “presidente Xi Jinping a dire al Congresso del Partito Comunista che entro il 2049 vuole che la Cina diventi un leader mondiale in ‘forza nazionale e influenza internazionale’. O per dirla in termini più semplici: essenzialmente, vuole che la Cina diventi la nazione più potente del mondo. Date le sue dimensioni e l’influenza globale, è positivo che l’economia cinese abbia finalmente riaperto dopo il Covid-19. Ed è positivo che i nostri cittadini, le nostre imprese e i nostri diplomatici possano avere di nuovo scambi. Perché la comprensione reciproca inizia parlandosi”, conclude.

Per von der Leyen è cruciale che una forte politica europea per la Cina si debba basare “su un forte coordinamento tra gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue e sulla volontà di evitare le tattiche di ‘divisione e conquista’ che sappiamo di dover affrontare”. E nel corso del suo intervento torna anche sulla vicinanza tra Pechino e Mosca, nel giorno in cui il governo cinese precisa di essere pronta a più scambi militari con la Russia. “Lungi dall’essere scoraggiato dall’atroce e illegale invasione dell’Ucraina, il Presidente Xi mantiene la sua “amicizia senza limiti” con la Russia di Putin. Ma c’è stato un cambiamento di dinamica nelle relazioni tra Cina e Russia. Dalla visita è emerso chiaramente che la Cina vede nella debolezza di Putin un modo per aumentare la propria influenza sulla Russia. Ed è chiaro che l’equilibrio di potere in questo rapporto – che per la maggior parte del secolo scorso ha favorito la Russia – si è ora invertito”, ha dichiarato von der Leyen, richiamando peraltro lo stesso concetto di “sudditanza” della Russia alla Cina ribadito dall’opinione pubblica di Mosca all’indomani della visita diplomatica di Xi. “Le parole più eloquenti sono state quelle pronunciate dal Presidente Xi nei confronti di Putin sui gradini fuori dal Cremlino, quando ha detto: “In questo momento ci sono cambiamenti che non si vedevano da 100 anni. E siamo noi a a guidare questi cambiamenti insieme”, ha ricordato von der Leyen.

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