Non c’è niente da fare. La presidente del Consiglio (sedicente “il presidente”) Giorgia Meloni è allergica all’antifascismo. In un messaggio da Bruxelles, ricordando la strage delle Fosse Ardeatine (avvenuta come vendetta dopo che 33 soldati del Polizeiregiment “Bozen” erano stati uccisi a Roma da 12 partigiani della Gap), ha detto che “79 anni fa 335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste. Italiani innocenti massacrati solo perché italiani”.

1. Furono uccisi perché erano antifascisti, ebrei e oppositori politici (nessuno di loro era coinvolto nell’attentato, legittimo, contro le truppe tedesche di occupazione in via Rasella);

2. Li uccisero i soldati nazisti (a turno con 335 colpi alla nuca) che però erano stati legittimati a occupare l’Italia e Roma dal regime mussoliniano;

3. Le vittime furono scelte dai nazisti con l’aiuto di italianissimi fascisti: il questore di Roma Pietro Caruso, il ministro dell’Interno della Repubblica di Salò Guido Buffarini Guidi e il torturatore e criminale di guerra Pietro Koch. Mussolini sicuramente era stato informato e non aveva fatto obiezioni;

4. Le vittime non erano solo italiane. Tra le 335 persone uccise ci sono stati anche nove cittadini stranieri: Boris Landesman nato a Odessa e commerciante ebreo; Giorgio Leone Blumstein nato a Leopoli, allora Polonia e oggi Ucraina, banchiere ebreo; Salomone Drucker nato a Leopoli, commerciante ebreo e membro del Partito socialista polacco; Eric Heinz Tuchman (biografia ignota), Bernard Soike (biografia ignota); Sandor Kerestzi nato a Budapest, giornalista cattolico; Paul Pesach Wald e Schra Wald nati a Berlino e rifugiati ebrei; Marian Reicher (biografia ignota);

5. Nella sentenza di condanna a morte (alla pena capitale sono contrario per principio, sia chiaro) pronunciata nel settembre 1944 dall’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo si legge: “Il Caruso [..] ritenne di conferire (a proposito della richiesta tedesca di candidati all’assassinio, ndr) nelle prime ore del giorno con il ministro dell’Interno Guido Buffarini Guidi”;

6. L’ex questore non si pentì mai e rivendicò, anzi, la sua fierezza “italica”. Scrisse, prima dell’esecuzione, alla moglie: “La continuità della mia fede nel fascismo e nel Duce, attraverso tutte le tempeste, mi dà diritto di morire con serenità per aver compiuto in ogni istante della mia vita il mio dovere di soldato e di fascista con consapevole onestà e rettitudine. […] Lascio in eredità l’unica cosa che posseggo immensa e inconsumabile che io gelosamente ho custodita e che voi conserverete integra e cristallina: la fierezza di essere italiano”;

7. Pietro Koch (padre tedesco e madre italiana) di sua iniziativa segnalò alcune decine di persone destinate a morire; era il capo di un reparto speciale di polizia della Repubblica Sociale Italiana, noto come Banda Koch (operò a Roma e a Milano, dove si distinse per l’assassinio, dopo tremende di torture dei suoi prigionieri). Fu processato e poi fucilato il 5 giugno 1945. L’esecuzione venne documentata con una ripresa filmata diretta dal regista Luchino Visconti che da Koch era stato arrestato e torturato nell’aprile del 1944;

8. Pietro Caruso, nella sua deposizione al processo, così ricostruì ciò che accadde: “Nelle prime ore del mattino per scaricarmi da questa grave responsabilità andai da Buffarini Guidi all’Albergo Excelsior. […] Egli mi ricevette a letto. Gli dissi quello che era successo, cioè che Kappler mi aveva chiesto prima 80 e poi 50 uomini da far fucilare per l’attentato di via Rasella. ‘Io mi rimetto a voi’ dissi. Speravo che il ministro avesse provveduto direttamente con Kappler. Mi disse: ‘Che cosa posso fare? Bisogna che tu glieli dia se no chissà cosa succede. Sì, sì, dalli’;

9. Il ministro Buffarini Guidi (poi fucilato a Milano dopo un processo il 10 luglio 1945 aveva tentato di scappare in Svizzera, ma era stato arrestato dalla Guardia di finanza) acconsentì dunque alle pretese di Herbert Kappler (comandante della Gestapo a Roma aveva già collaborato con le autorità fasciste per catturare gli italiani ebrei nel ghetto di Roma: 1023 deportati di ogni età. Soltanto sedici i superstiti, tra cui nessun bambino);

10. Insomma, i 335 italiani (e non italiani) assassinati nelle Fosse ardeatine sono stati uccisi con la complicità dei fascisti nostrani (non solo loro ahimè. Tantissimi furono massacrati in nome dell’alleanza tra Mussolini e Hitler);

Quindi l’ignoranza (o l’amnesia chissà) su quel che successe non fa onore a chi ricopre la carica di presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana nata dalla Resistenza. Tanto meno le fa onore considerando che il suo partito è erede di un altro partito. L’Msi (movimento sociale italiano) nato dalla ceneri del Partito nazionale fascista della Rsi (repubblica sociale italiana), cui aderivano Caruso, Koch e Buffarini Guidi. Ancor meno le fa onore la sua replica da Bruxelles: “Li ho definiti italiani, che vuol dire che gli antifascisti non sono italiani? Sono stata onnicomprensiva”. Che tristezza.

I nuovi Re di Roma

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