Chi conosce la Liga Profesional Argentina sa che la scelta di Roberto Mancini di provare a puntare su Mateo Retegui non è casuale. Per intenderci: non è paragonabile alla convocazione di Gnonto, pescato in Svizzera più che altro come segnale ai giovani: “La Nazionale è aperta a tutti, indipendentemente da dove giochino”. Che poi Gnonto abbia dimostrato di poterci stare e di poter giocare e bene in quello che oggi è il miglior campionato del mondo è un altro discorso. Quelli erano un segnale e una promessa, insomma. Retegui ha i contorni della certezza. Ha 23 anni, è di proprietà del Boca ma è in prestito al Tigre: è attualmente capocannoniere in Argentina con 6 gol e lo è stato lo scorso anno con 19 centri, prima di lui quel titolo è toccato a Julian Alvarez.

Aveva iniziato con l’hockey su prato: suo papà Carlos “El Chapa” è stato giocatore della nazionale partecipando a tre olimpiadi e soprattutto l’allenatore che ha vinto l’oro olimpico sia con la squadra femminile nel 2012 sia con quella maschile nel 2016. Pure sua mamma Maria Grandoli (a lei deve il passaporto italiano) è stata una giocatrice. Passato al calcio, era stato preso dalle giovanili del River: in famiglia si tifava “milionarios”, ma il club biancorosso decide di lasciarlo andare e allora si fionda su di lui il Boca. Nelle giovanili è un centrocampista, finché Claudio Vivas ne intuisce le potenzialità come centravanti e da lì Retegui sboccia definitivamente, fino all’esordio con gli xeinezes nel 2018 al posto di Carlos Tevez, per ora unica partita in gialloblù che ha giocato.

Infatti è stato dato prima in prestito all’Estudiantes e poi al Tallares di Cordoba, fino all’esplosione definitiva nel Tigre. Ci aveva messo gli occhi sopra anche Francesco Totti, che l’aveva inserito nella sua scuderia di talenti e voleva portarlo a Roma. Avevano pensato di prenderlo anche Udinese ed Hellas Verona: oggi costa di più ed è un profilo da grandi club, per ora ci pensa il Milan per il dopo Giroud (ma anche l’Inter si sarebbe fatta avanti).

Che Mancini abbia deciso di provare a puntare su di lui dimostra due cose: innanzitutto la grande conoscenza del commissario tecnico italiano in grado di scovare profili praticamente ovunque e poi l’assoluta penuria di prime punte (ma anche seconde) italiane. Retegui perciò è un profilo perfetto: è indiscutibilmente forte, veloce per avere una struttura fisica imponente (1,85 per 81 chili), difficilissimo da spostare e con buona tecnica visto che è destro ma tira praticamente con entrambi i piedi. In area di rigore sa starci e in maniera moderna: non è statico ma si muove moltissimo sia per trovare gli spazi giusti per segnare che per crearli ai compagni. Un profilo che oggi l’Italia non ha a disposizione.

Insomma: Retegui a 23 anni è perfetto per l’Italia, il dubbio semmai è se l’Italia sia perfetta per lui. Mancini ha provato a convocarlo per le gare contro Inghilterra e Malta, il ragazzo di San Ferdinando a sorpresa ha accettato subito, rinunciando all’Albiceleste campione del mondo. Aveva sicuramente davanti Alvarez e Lautaro , ma del parco attaccanti reduce dall’ultimo mondiale ci sono anche Il Papu Gomez, Di Maria e Messi che hanno ormai 35 anni, e dunque avrebbe potuto giocarsi le sue carte. Invece ha scelto l’azzurro.

Aggiornato da redazione web il 23 marzo

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