Il comune di Padova proseguirà le iscrizioni all’anagrafe della madre non biologica dei bambini nati da coppie omogenitoriali. Ed è lo stesso sindaco, Sergio Giordani (eletto con una lista civica di centrosinistra) a comunicarlo. Sulla registrazione in anagrafe dei figli delle coppie omosessuali “intendo confermare le modalità e le procedure che fin dal 2017 sono state applicate da me e dal Comune di Padova, e come sempre fatto comunicando ogni atto alle Autorità competenti” si legge nella nota del primo cittadino che nel giugno dell’anno scorso aveva sconfitto nella città veneta il candidato della Lega. Dopo un incontro “molto cordiale” con il Prefetto, Raffaele Grassi, “come sindaco ben lontano dal farne una questione ideologica o di parte, ho il dovere di tutelare anzitutto gli interessi preminenti delle bambine e dei bambini“. La sentenza della Cassazione a sezioni Unite del 30 dicembre scorso aveva rigettato il ricorso di due papà facendo riferimento al divieto in Italia della maternità surrogata o gestazione per altri, che non riguarda le coppie formate da due donne.

Il Prefetto di Padova “ha richiamato l’attenzione del sindaco sul contenuto della recente circolare del ministero dell’Interno, nella quale è riportato l’attuale orientamento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, che non ammette la trascrivibilità nel nostro Paese dell’atto di nascita formato all’estero da coppia omogenitoriale maschile che indichi, oltre al padre biologico, anche il genitore d’intenzione” fa sapere la Prefettura padovana. “Nel corso dell’incontro, cordiale e disteso – prosegue la nota – l’Amministrazione comunale ha escluso di aver posto in essere atti in contrasto con la citata giurisprudenza, manifestando piena adesione a tale orientamento“. Giordani ha sottolineato la linea della sua amministrazione, che giudica legittima la pratica di iscrivere all’anagrafe gli atti di nascita di figli, nati in Italia, di coppie omogenitoriali femminili”, e che gli atti “così formati sono sempre stati opportunamente segnalati all’Autorità giudiziaria”. Il Prefetto, sul punto, “informerà a sua volta l’Autorità giudiziaria, affinché quest’ultima possa valutare l’eventuale esercizio, in sede civile, dell’azione di rettifica degli atti così formati”.

Il ruolo dei sindaci è quello di dare risposte ai cittadini e fare sì che non ci verifichino situazioni di imbarazzo se non addirittura pregiudizievoli quando si tratta di fornire un documento ai bambini” dice all’Ansa il sindaco di Treviso, Mario Conte, in relazione alle polemiche sull’iscrizione all’anagrafe dei figli delle coppie arcobaleno. “Sono contrario alla maternità surrogata – chiarisce l’esponente della Lega – ma laddove in altri ordinamenti si verifichino condizioni ad essa riconducibili e ci si trovi poi ad affrontare la questione nel nostro Paese chi amministra deve avere tutti gli strumenti per tutelarli”. A Treviso, lo scorso dicembre, ricorda Conte, “era stata rilasciata la carta d’identità cartacea anziché digitale a una madre biologica unità civilmente con un’altra donna e che aveva adottato i figli del coniuge. Un fatto ben diverso rispetto ad altri e disciplinato dalla legge”. “Auspico che la politica affronti la questione a monte cercando di fornire tutte le norme e la casistica per fare sì che il cittadino abbia sempre risposte – conclude il sindaco -. Il sindaco non si occupa di come è venuto al mondo un bambino, che non ha mai colpe, ma di dargli una identità e una dignità. Non c’è alcuna contrapposizione politica, quindi, ma soltanto un appello ad affrontare insieme il tema”.

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“Così la medioevale e oscurantista legge che vieta la maternità surrogata potrebbe salvare i diritti dei bimbi nati da coppie omogenitoriali”

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