L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) lancia l’allarme sulla scomparsa di 2,5 tonnellate di uranio da un sito libico. A dare la notizia è la Bbc secondo cui gli ispettori dell’organizzazione con sede a Vienna hanno riscontrato la scomparsa di 10 fusti del materiale radioattivo all’inizio di questa settimana. Tuttavia, in seguito alla denuncia, il comando generale dell’esercito fedele a Khalifa Haftar ha annunciato che i fusti di uranio sono stati ritrovati “in un’area a soli 5 chilometri dal loro magazzino, verso il confine con il Ciad“, come riporta il sito Alwasat. Secondo l’Aiea, i fatti non si sono verificati nel territorio controllato dal governo di Tripoli, riconosciuto dall’Onu. Saranno necessari dei nuovi controlli, come afferma la stessa agenzia, “per chiarire le circostanze della rimozione del materiale nucleare”.

Ancora non è chiaro, infatti, quando l’uranio sia scomparso o chi possa averlo preso. Gli ispettori dell’Aiea avrebbero dovuto visitare il sito dove si è verificata la scomparsa, ma sono stati bloccati negli ultimi tempi a causa dei combattimenti tra milizie libiche. Secondo quanto afferma Scott Roecker della Nuclear Threat Initiative, un’organizzazione che si occupa di sicurezza globale e che opera al fine di prevenire attacchi con armi di distruzione di massa, l’uranio è stato rimosso da una “località molto remota nel sud della Libia“. “Se stai rimuovendo questo materiale da questa posizione, devi davvero volerlo”, ha detto al programma Newsday della Bbc Roecker, aggiungendo che la quantità che sembra essere stata prelevata è “circa un decimo della quantità di materiale” immagazzinata nell’impianto. L’uranio “nella sua forma attuale (nota come yellow cake, ndr) non può essere trasformato in un’arma nucleare”.

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