Sono reduce dalla trasmissione Oggi è un altro giorno di Serena Bortone, ci sono andato con mio fratello a presentare il libro Sarà perché ti amo (edizioni Mileu), scritto da Roberto.

Perché ero presente dato che non ho scritto il libro? Perché uno degli autori della trasmissione ha ritenuto che la presenza dei due fratelli fosse più pregnante,
in fondo eravamo invitati in quanto “nipoti eredi” di Dario Farina, uno dei maggiori compositori italiani. Devo confessarvi che è da quando ho 14 anni che mi esercito a
firmare autografi preventivi, essere famoso è sempre stato il mio sogno (so che per molti poi si trasforma in un incubo), se sei famoso quando muori finisci al telegiornale, volete mettere? Mentre voi non famosi non vi si fila nessuno, se non qualche parente, morirete da anonimi, non vi vergognate? Finire nel pomeriggio di RaiUno non è da tutti, lo so, siete invidiosi, infatti sta succedendo una cosa stranissima e antipatica, sono appena uscito a prendere un caffè e nessuno mi ha fermato per strada, nessuno mi ha chiesto un autografo, mannaggia! Questo significa che non sono ancora del tutto famoso, sono un quasi famoso! Condizione terribile!

A parte gli scherzi (in realtà sono serissimo e faccio finta di scherzare per sembrare più intelligente), entrare nel palazzone della Rai è stato molto interessante dal punto di vista antropologico, ho avuto proprio la sensazione di entrare nel nulla cosmico, una ghiacciaia di nulla infiocchettato, un laboratorio di non pensiero, una fucina di distrazione di massa. La grande rimozione che sta alla base dell’intrattenimento televisivo è la rimozione della morte. Ognuno di noi è mortale, per grazia di Dio, ma questo non si può dire in televisione. Mi sono vestito da terrorista filosofico, nessuno mi ha perquisito il cervello, e prima di entrare in trasmissione mi sono detto “Ricky, devi portare la morte in questo studio televisivo dove tutti hanno voglia di ballare e cantare”. Ho ballato anche io, lo ammetto, come rifiutare un invito dalla bella Eva Grimaldi? Mio fratello Roberto invece ha resistito alla sirene della danza televisiva, con molta dignità, questo gli va riconosciuto, era lì per presentare il suo libro in fondo.

Però a un certo punto, approfittando di una distrazione della conduttrice, sono riuscito a pronunciare queste parole che resteranno per sempre nelle teche Rai: “Le canzoni di mio zio sono sacre, la spensieratezza è sacra, perché viviamo in questo ordigno di finitudine che è la vita, in sostanza finiremo tutti dentro un’aspirapolvere o dentro un immenso portacenere”. Per un attimo la verità dell’esistenza è apparsa in tv, per poi essere subito sommersa da Eva Grimaldi che si è sentita “punta sul vivo” e ha detto: “A me non capiterà, muore solo chi vuole morire”. E devo ammettere che la coriacea ingenuità di Eva mi è rimasta nel cuore, e se avesse ragione lei?

I tempi televisivi non ammettono le sospensioni di pensiero, pensare è tragico, bisogna ballare e cantare. La morte va messa sotto il tappeto dei riflettori, come
la polvere. I famosi detestano la morte, la vedono come un’enorme seccatura, un forte impedimento alla firma di un autografo volante. Detto questo, io e mio fratello alla fine ci siamo divertiti, grandi risate postume, rivedendo le immagini della nostra partecipazione al baraccone mediatico. Ci abbiamo quasi preso gusto, se ci vogliono invitare ancora, noi siamo a disposizione. Anche da Barbara D’Urso, perché no? Tutto fa brodo, pur di vendere una copia in più di un libro molto bello e divertente, in attesa del brodo primordiale.

Dario Farina ha una visione tragica dell’esistenza, ed è proprio in virtù di questa visione che è riuscito a comporre pezzi che sono un capolavoro di spensieratezza: Mamma Maria, Sarà perché ti amo, Felicità e molti altri successi che ci rendono fieri di essere i nipoti eredi. Io continuerò ad esercitarmi nei miei autografi preventivi, non si sa mai, magari un giorno anche io diventerò un famoso e dimenticherò per sempre la morte. Ma voglio farvi una domanda: voi non famosi come fate a sopportare questa condizione di anonimato? Voi non avete autografi ma firme, siete condannati all’anagrafe, finirete tutti in una sorta di fossa comune, in un registro freddo e implacabile, al vostro funerale non ci saranno le telecamere della Rai, vi rendete conto? Io almeno ho ballato con Eva Grimaldi, io ho uno zio che ha composto pezzi che tutti conoscono, ho un fratello scrittore, io sono quasi famoso!

Dio mio, aiuto. Fatemi felice, se mi vedete per strada, fermatemi, chiedetemi un autografo e dite la frase che aspetto da una vita: “Ma lo sa che lei è più vivo dal vivo?”.

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