Le forze armate russe stanno facendo di necessità virtù. Secondo notizie già circolate su account russi e ora confermate dalla Cnn i militari stanno raccogliendo le più sofisticate armi occidentali utilizzate e/o abbandonate in Ucraina per inviarle in Iran dove vengono sottoposte a pratiche di ingegneria inversa. Ossia avendole sotto mano e smontandole si cerca di capire come sono costruite per realizzare ordigni di capacità ed efficacia comparabili. Le armi più “ambite” sono i precisi missili anticarro Javelin. prodotti dalle statunitensi Lockheed Martin e Raytheon Technologies e i missili terra aria “spalleggiabili” Stinger costruiti da sempre da Raytheon. Queste procedure non sono insolite nel corso dei conflitti, specie se prolungati. Il fatto che Mosca scelga di inviare le armi recuperate in Iran si presta a diverse interpretazioni. Da un lato potrebbe evidenziare l’incapacità dell’apparato russo di “decifrare” e replicare la costruzione di armi. Ma secondo altri osservatori quello russo è un modo per incentivere Teheran a mantenere il suo sostegno alla guerra della Russia “donandole” preziose informazioni sulle tecnologie occidentali.

Non è chiaro se l’Iran sia sinora effettivamente riuscito ad appropriarsi con successo della tecnologia delle armi ricevute da Mosca. Tuttavia esperti americani ammettono che in passato Teheran si è dimostrata molto abile nello sviluppo di sistemi d’arma basati su attrezzature statunitensi. Un’arma chiave nell’arsenale dell’Iran è ad esempio il missile guidato anticarro Toophan, ricavato dal missile americano BGM-71 TOW negli anni ’70. Gli iraniani hanno anche utilizzato il drone Lockheed Martin RQ-170 Sentinel per creare un drone che ha attraversato lo spazio aereo israeliano nel 2018 prima di essere abbattuto.

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