“Come si fa a parlare di Olimpiadi e sport, una cosa bella, che riguarda la salute, quando si dimenticano le comunità?”. Se lo chiede Ester Barel, 20 anni e portavoce del Fridays for Future. Lo scorso 3 marzo, in occasione dello sciopero globale per il clima, il movimento ambientalista ha organizzato un blitz nella sede del Coni (Comitato olimpico nazionale) a Milano, criticato sui social dal leader della Lega Matteo Salvini. Gli attivisti hanno portato uno striscione e hanno appeso adesivi alle pareti e alle vetrate degli adesivi con la scritta “Milano Cortina 2026. Cemento. Petrolio. Neve artificiale”. Questi Giochi “arriveranno in un momento in cui la crisi climatica si sta manifestando in maniera durissima. Già quest’anno Lombardia e Piemonte sono in ginocchio per la siccità – spiega Barel – Le nostre richieste sono semplici: no a ulteriore consumo di suolo, no a sponsorizzazioni da parte delle aziende del fossile e sì a un comitato di Valutazione d’impatto ambientale indipendente” per la manifestazione.

Le Olimpiadi invernali di Milano Cortina, fortemente volute dal sindaco Beppe Sala, possono essere un’occasione di rilancio per Veneto e Lombardia. La costruzione di nuove infrastrutture però avrà effetti non trascurabili sulla natura e il paesaggio delle due regioni, come ha raccontato negli ultimi mesi ilfattoquotidiano.it, e rischia di acuire alcuni dei problemi che già stanno sperimentando. “Milano non ha bisogno di nuovo cemento – afferma Ester Barel – L’anno scorso faceva talmente caldo, che abbiamo visto i binari dei treni sciogliersi. Si dovrebbe parlare di resilienza e adattamento delle città, di nuovi spazi verdi per far sopravvivere le cittadine e i cittadini”. Il gruppo per questo chiede al Coni e all’amministrazione del Comune di non costruire nuovi edifici, ma di utilizzare, sia in città sia sulle montagne, impianti già esistenti. “Ci lascia perplessi la pista da bob da 85 milioni di euro progettata per Cortina. A Torino ce ne è una dismessa dalle Olimpiadi del 2006. Quella di Innsbruck, in Austria, potrebbe essere disponibile a un costo minore”, afferma l’attivista. Anche la trasformazione dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana in villaggio olimpico a Milano non convince: “Non si sa ancora cosa diventerà. Si ipotizzato uno studentato, ma rischia di essere abbandonato o utilizzato solo in parte da poche persone o aziende, non dalla collettività, come sta succedendo all’area dell’Expo 2015”.

La manifestazione sportiva porterà su tutto l’arco alpino nuove strade, nuove reti di trasporti, ma anche nuove strutture sciistiche e di vitto e alloggio per i turisti. “Noi di Fridays for future chiediamo una Valutazione d’impatto ambientale effettuata da un comitato indipendente – dice Barel – Non accettiamo che gli stessi che costruiscano ci dicano quali sono i criteri minimi e sufficienti per il rispetto degli ecosistemi. È come se uno studente si desse la pagella da solo. Così non è possibile mettere in evidenza le criticità”. Il movimento vorrebbe inoltre che il Coni non accettasse sponsorizzazioni da parte delle aziende legate ai combustibili fossili, in primis Eni, al centro di numerose azioni di protesta durante i cortei del 3 marzo. “Ci sembra una presa in giro che chi fa il 96% dei suoi profitti da petrolio e gas e rallenta la transizione italiana, utilizzi un’occasione sportiva e culturale come palcoscenico per fare greenwashing e dipingersi come verde”.

Secondo gli attivisti, l’evento dovrebbe coinvolgere maggiormente le comunità: “Perché le Olimpiadi siano davvero un momento di condivisione è necessario costruire tavoli di discussione con i cittadini dei luoghi interessati, ma anche con tutti gli italiani, visto che la crisi climatica non si limita ai confini locali – spiega Barel – Altrimenti chi spiega alle persone perché c’è l’acqua per la neve artificiale, ma faticano a trovarla per bere e per l’uso quotidiano, o che ci sono i villaggi per gli sportivi ma il loro quartiere è tutto cementificato”. L’azione alla sede del Coni e le sue rivendicazioni hanno attirato anche alcune critiche. Il leader della Lega e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha accusato i giovani di Fridays for future di essere “contro lo sport, contro nuove infrastrutture, contro lo sviluppo contro il turismo, contro il lavoro”. “La questione non è amare oppure no lo sport. Come facciamo a parlare di una cosa bella e che fa bene, quando molte città stanno raggiungendo i 50 gradi e gli abitanti delle montagne soffrono. Non è una grandissima contraddizione?”.

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