Televisione

Ciao Darwin introduce il “settore arcobaleno” nel pubblico, ma scoppia la polemica: “È un’ulteriore ghettizzazione, non è una mossa inclusiva”

A svelare la novità della prossima edizione del programma condotto da Paolo Bonolis è l'autore tv Marco Salvati: “Nel settore arcobaleno chiunque è libero di essere quello che vuole”

di Emanuele Corbo

Uomini, donne, e da quest’anno anche il “settore arcobaleno”. È una delle novità dell’edizione 2023 di Ciao Darwin, che si appresta a tornare in onda su Canale 5, ma sul web scoppia la polemica. A parlare di come cambierà lo storico programma condotto da Paolo Bonolis è l’autore televisivo Marco Salvati, che nel corso di una diretta su Casa Pipol ha spiegato: “La volete una novità? Mi hanno nominato capoprogetto, per cui mi prendo qualche responsabilità […] Noi, solitamente, a Ciao Darwin avevamo lo spicchio uomini e lo spicchio donne nel pubblico. Quest’anno introduciamo il settore arcobaleno”.

Stando alle parole di Salvati, però, questo terzo spicchio di pubblico non è destinato esclusivamente alla comunità LGBTQIA+. Ecco, infatti, come lo ha descritto l’autore tv e come ne ha giustificato l’introduzione nel programma: “Ci siamo resi conto dei tempi che cambiano e della difficoltà di alcune persone, uomini e donne, che nel loro settore non se la sentivano alcuni uomini di applaudire altri uomini che entravano e lo stesso accadeva per le donne. Nel settore arcobaleno, chiunque può applaudire chiunque, chiunque è libero di essere quello che vuole e di fare il tifo per chi vuole. Chi ha voglia di stare in quel settore, può farlo: una donna che vuole applaudire un bel corpo di donna lo può fare, lo stesso un uomo che vuole applaudire un bel corpo di uomo. Senza identificarsi in nessuna sessualità specifica, si va là e si tifa per chi si vuole, si applaude, si urla e si sbraita. Ci siamo arrivati un po’ tardi, ma noi andiamo in onda una volta ogni quattro anni come le Olimpiadi”.

LA REAZIONE DEL POPOLO DELLA RETE – Il web non ha preso bene questa novità, che a molti è sembrata solo uno dei tanti modi per ghettizzare ulteriormente la comunità in questione. Se l’effetto sperato era quello di una maggiore inclusività, il risultato, almeno per ora, non sembra convincere tutti. C’è chi scrive: “Gli appartenenti alla comunità LGBTQ sono anch’essi uomini e donne. Un’ulteriore ghettizzazione del ‘diverso’ non ci aspettavamo altro”. E ancora: “Certo, perché fare parte della comunità LGBTQ+ significa in automatico non appartenere a un’identità di genere/sesso biologico…”, “Ah sì i famosi tre generi questa non è la grande mossa inclusiva che pensate che sia”.

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