È un Vincenzo De Luca, scuro in volto, quello che ha partecipato, ieri mattina, al convegno organizzato a Napoli dalla Uil sul tema ‘sanità e autonomia differenziata’. Il presidente della Regione Campania mastica amaro all’indomani della vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd. Dribbla i cronisti e non risponde a nessuna domanda. La sconfitta di Stefano Bonaccini a livello nazionale pesa. Per la prima volta il governatore ha puntato su di un cavallo che non ha tagliato il traguardo. L’istinto primitivo di autoconservazione di Vincenzo De Luca, questa volta, ha fatto cilecca. Venderà cara la pelle. Combatterà e difenderà il suo regno.

A nulla è servito mandare in avanscoperta il figliolo, il deputato (secondo mandato blindato) Piero De Luca, vice capogruppo del Pd alla Camera (ancora per poco) e coordinatore per le iniziative politiche e il Mezzogiorno per la mozione di Stefano Bonaccini. Nonostante nelle roccaforti del potere deluchiano, il voto ‘controllato’ dei circoli e meno dei gazebo ha retto eccetto Napoli, Bonaccini non ce l’ha fatta. In generale, il ‘popolo della sinistra’ si è espresso con chiarezza. La sconfitta è pesante. Pur apprezzando il ‘lavoro’ degli immancabili rastrellatori di tessere, dei dispensatori di fritturine di pesce, dei capibastone delle clientele, delle truppe cammellate e dello schierare i consiglieri regionali campioni di consenso come Mario Casillo, mister 41mila voti, Loredana Raia, 26.789 voti, Bruna Fiola, quota 22.346 e lo stesso presidente del Consiglio regionale, Gennaro Oliviero e per non parlare dei dormienti come gli ex parlamentari Lello Topo e Umberto Del Basso De Caro. Il deluchismo questa volta non ha salvato la baracca.

Nel Paese è soffiato troppo forte il vento, alla fine ha travolto anche il monarca di Salerno. Houston, abbiamo un problema. E pensare che appena venerdì scorso De Luca in un cordiale incontro in Regione aveva accolto con il sorriso largo Stefano Bonaccini che nel corso di un successivo incontro a ‘Citta della Scienza’ rispondeva convinto a chi gli chiedeva di un possibile terzo mandato del governatore della Campania: “In democrazia se ci sono le leggi si può fare, poi sono i cittadini a decidere se uno può continuare a fare il presidente”. Un semaforo verde per De Luca che ironicamente, ma non troppo, in uno soliloquio aveva detto: “Nessun tetto ai mandati. Io mi candiderò in eterno”. Immediata la risposta a distanza di Schlein : “Mi chiedo se l’apertura al terzo mandato di Vincenzo De Luca sia l’idea di rinnovamento di Stefano Bonaccini. Nuovo gruppo dirigente e poi De Luca? Bene”.

Nessun mistero su come la pensa la neo segretaria del Partito Democratico rispetto alle rendite di posizione e all’occupazione feudataria delle istituzione, tanto è vero che l’ha scritto nero su bianco a pagina 28 del documento ‘Parte da noi’ per la mozione congressuale. “Liberare il Pd dalle vecchie logiche, rifuggendo la tentazione del potere per il potere. E poi non ci serve un partito degli eletti, né un partito delle correnti, ma un partito che dia voce alla sua base, scordatevi le altezze”.

Pochi mesi fa, un gruppo di intellettuali e personalità, tra loro Isaia Sales, avevano scritto a Enrico Letta e ai vertici del Pd ponendo proprio la questione Vincenzo De Luca. “Ti chiediamo – avevano sottolineato – se sei favorevole o contrario al terzo mandato del presidente della regione Campania con legge ad personam. Ti chiediamo: come pensi di sostenere le ragioni del Sud e al tempo stesso tollerare questa deriva regional-sovranista, clientelare, familistica?”. È inutile dire che risposte dal Nazareno non sono giunte. Tutt’altro, molte ritorsioni contro i firmatari.

Il problema resta serio. Il ‘sistema Salerno’ negli anni è stato esteso a livello regionale. Il governatore è arroccato nel suo castello incantato, circondato da fedelissimi scodinzolanti, sistemati nei posti di comando e che seguono ed assolvono ai suoi voleri. La Campania di De Luca è ai minimi termini, la salute non funziona, il lavoro non si trova, la povertà aumenta, i trasporti sono un disastro, l’emigrazione giovanile è a livelli da dopoguerra, lo sviluppo è fermo e l’urbanistica con la nuova legge regionale, varata a Ferragosto a ridosso delle elezioni politiche nazionali, è sartorialmente a vantaggio delle lobby del mattone. Il nuovo corso targato Elly Schlein, evidentemente, non vuole essere connivente e convivente con il sistema De Luca. Occorre una discontinuità, urgente.

Alcuni territori sono controllati capillarmente, il patto con il ‘diavolo di turno’ è una pratica politica disinvolta e pericolosa. La politica deve intervenire prima che sia troppo tardi. La nuova segretaria e il gruppo dirigente del PD, insomma, mentre troveranno risposte agli interrogativi: come si tiene insieme il vecchio con il nuovo? Come faranno a convivere anime diverse? Come si attuerà, in concreto, il cambiamento? Avranno almeno una certezza: avviare un’opera di rinnovamento che parta dalla Campania. Dar vita a un laboratorio politico, mettere insieme energie nuove, ricucire pezzi di società civile, spronare nuovi protagonismi e accettare, eventualmente, anche una sconfitta. Ma è fondamentale voltare pagina e dare un segnale inequivocabile al Paese. Il Sud vero non è quello rappresentato dal sistema De Luca. E il Pd, dimostri finalmente, che non è il Partito di pinguini, di dirigenti miserabili e demenziali come, invece, sostiene lo zar De Luca.

Articolo Precedente

FQChart – Le primarie rivitalizzano il Pd: Elly Schlein saprà arginare il declino?

next
Articolo Successivo

Dalla fiducia allo choc per la vittoria di Schlein: il racconto della sconfitta di Bonaccini (e dell’establishment Pd dell’Emilia-Romagna)

next