Non ci basta più sentire cose di sinistra, vorremmo vederle realizzate”. Alla porta due di Mirafiori, il lunedì è giorno di cassa integrazione. E al cambio turno ci sono meno persone del solito. Mancano pochi giorni alle primarie per il nuovo segretario Pd, ma in quello che una volta era uno dei feudi della sinistra in pochi sanno che domenica si vota. E tra questi, in tanti non andranno a votare. “Perché io sono di sinistra e il Pd non è di sinistra” racconta Enzo all’uscita dai cancelli. Eppure proprio qui, un mese fa, il candidato dem Stefano Bonaccini si è presentato per incontrare gli operai. Erano 12 anni che un leader (o aspirante tale) non veniva alla porta due di Mirafiori. “Ma non basta farsi vedere qua per dirsi di sinistra – prosegue Enzo – anche Salvini voleva venire qui ma non è certo di sinistra”.

Da queste parti, la parola Pd evoca dei “tristi” ricordi. “Qua in fabbrica abbiam vissuto sulla nostra pelle le conseguenze delle leggi volute dal centrosinistra – spiega la delegata Fiom-Cgil Nina Leone che da oltre 35 anni lavora a Mirafiori – dal Jobs Act all’allungamento delle pensioni fino al precariato”. E poi il referendum del 2011 quando “il Pd è venuto qui per chiedere il voto a favore di Marchionne. Dicevano che ci avrebbe portato stipendi tedeschi e invece sono diventati stipendi albanesi. Non penso che il Pd sia cambiato molto”. Quello che è cambiato è l’orientamento politico degli operai: “La sinistra è morta, non c’è più e ha lasciato il campo alla destra” aggiunge Daniele spiegando che tra i suoi colleghi in tanti hanno iniziato a votare destra o a smettere di andare a votare. Che cosa dovrebbe fare il nuovo segretario dem per riconquistare i voti? “Detassare gli operai e non solo gli imprenditori, aumentare i salari e realizzare il salario minimo garantito, eliminare l’articolo 18 e il precariato”. Queste sono le richieste degli operai e dalle operaie di Mirafiori che sperano di non dover aspettare altri 12 anni prima che un leader della sinistra torni da queste parti.

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