Le ha inveito contro, dicendole che era “inutile” e l’ha accusata di non saper lavorare. Una agente di stazione dell’Atm, Azienda trasporti milanesi, è stata aggredita verbalmente da un uomo che si è rivelato poi essere un consigliere comunale di Cassina de’ Pecchi eletto in quota centrodestra nella lista Lega Salvini-Civiche. Il fatto è avvenuto domenica 19 febbraio attorno alle 11 di mattina nella stazione di Cassina de’ Pecchi, appunto, lungo la linea verde M2 della metropolitana, come riporta Milano Today.

A scatenare l’ira del consigliere, che Repubblica identifica come Gaetano Greco, secondo le ricostruzioni, è stato un ascensore non funzionante. L’uomo si è avvicinato alla dipendente 33enne chiedendole come mai l’ascensore non funzionasse: lei gli ha spiegato che, a causa di un problema ai rilevatori di fumo, l’ascensore era stato dichiarato momentaneamente fuori uso. Da lì l’aggressione, verbale, di Greco che ha inveito contro l’agente, insultandola e dicendole che non era in grado di lavorare, minacciando anche di chiamare i carabinieri. La lavoratrice ha quindi allertato la sua centrale operativa che ha poi fatto intervenire le forze dell’ordine.

È solo con il riconoscimento da parte delle forze dell’ordine che l’operatrice ha scoperto la vera identità dell’uomo, un consigliere comunale di maggioranza del comune id Cassina de’ Pecchi. Neanche a quel punto l’uomo è si è fermato, continuando a offendere l’agente e costringendola a chiudersi nel gabbiotto Atm in lacrime.

Solo andando via, poco dopo, il politico è tornato a scusarsi con la donna che, per il momento, non ha formalizzato la querela.

Riceviamo e pubblichiamo
A tutela del nostro assistito evidenziamo che quanto riportato nel vostro articolo è palesemente fuorviante, in quanto non è avvenuta alcuna aggressione di qualsivoglia tipo, né fisica né verbale. Non corrisponde al vero nemmeno il passaggio riportato nell’articolo “costringendola a chiudersi nel gabbiotto in lacrime” anzi tale affermazione appare falsa e tendenziosa poiché non vi è nessuna vittima, e nessuno si rifugia nel gabbiotto poiché l’agente ATM era già nella sua postazione ed ivi è sempre rimasta. La dipendente di che trattasi è sempre rimasta chiusa nel gabbiotto e MAI in assoluto MAI il nostro assistito ha attentato alla sua incolumità.

Le richieste del Sig. Greco erano rivolte alla risoluzione ottimale e celere del problema a favore del buon regolare funzionamento dei servizi del trasporto per tutta la comunità dei Cassinesi e dei più fragili che senza ascensore per lungo tempo, avrebbero subito un sicuro e certo pregiudizio. Pertanto appare palesemente falso quanto riportato nell’articolo: “l’avrebbe insultata e aggredita verbalmente, le ha inveito contro, dicendole che era “inutile” e l’ha accusata di non saper lavorare”. Il nostro Assistito, domenica 19 febbraio u.s. si trovava alla stazione metropolitana di Cassina De’ Pecchi M2, ed apprendeva in quel momento del guasto di due ascensori presso quella sede.

Come cittadino prima e come Consigliere Comunale poi, attento ai bisogni della cittadinanza e sensibile alle esigenze dei disabili, opportunamente chiedeva delucidazioni alla dipendente della A TM che si trovava nella sua postazione all’interno del gabbiotto e chiedeva alla stessa di attivarsi per segnalare immediatamente il guasto e quindi far presto intervenire la ditta di manutenzione, in modo tale da operare in maniera celere l’intervento e tutelare soprattutto chi più fragile nell’utilizzo della metropolitana. La dipendente ATM, dinanzi alle sollecitazioni del nostro Assistito, rispondeva che non fosse suo compito segnalare il guasto e/o chiamare la ditta per la manutenzione e che piuttosto tale compito fosse del Comune. La dipendente ATM conosceva già l’identità del nostro assistito,in quanto lo stesso si era presentato all’inizio della discussione.

Pertanto nulla di quanto riportato nell’articolo del 23-02-2023 corrisponde a verità. I fatti accaduti si sono svolti alla presenza di altre persone di Cassina Dè Pecchi che sono disponibili
a confermare quanto dichiarato dal nostro assistito e che ci si riserva di chiamare a testimonianza nell’opportuna, eventuale, sede giudiziaria.

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