Doveva essere il giorno sella sentenza. Davanti al gup si presentava il vicesindaco di Ferrara per rispondere del reato di concussione. Secondo la procura Nicola Lodi aveva costretto il presidente della cooperativa di servizi Cidas, che collabora in vari appalti con il Comune di Ferrara, a rimuovere dall’incarico un dipendente, Daniel Servelli, reo di averlo offeso su Facebook durante una manifestazione pubblica nell’ospedale cittadino (“mi han invitato a fare la foto – aveva scritto Servelli -. Ho detto ‘con quell’idiota?’ No, no, no!”). Siamo a maggio 2020. Lodi dalla sua mail istituzionale invia una lettera al presidente della cooperativa, Daniele Bertarelli, nella quale chiede l’allontanamento del dipendente scomodo. Nel frattempo l’offesa finisce in tribunale come diffamazione aggravata. Il dipendente finirà condannato. Lodi chiedeva 20mila euro. Servelli se la caverà con una multa di 300 euro e una provvisionale di 500 a favore della parte civile.

Nel frattempo il processo madre è andato avanti. I legali di Lodi avevano optato per il rito abbreviato per affrontare le accuse del pm Alberto Savino, che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio per concussione. Questo perchè il vicesindaco, nella sua lettera, aveva specificato che la rimozione del dipendente era necessaria “per mantenere sereni rapporti collaborativi con la vostra cooperativa e che vogliamo non vengano meno per colpa di una persona di questo genere. Spero in una soluzione veloce e decisiva”. Lodi aveva in seguito aggravato la propria posizione intervenendo prima su Facebook e poi in consiglio comunale per dire che “potevo tranquillamente non rinnovare il contratto, potevo rifare una gara d’appalto, potevo scegliere altre cose, ma ho confermato questa cooperativa che ha col Comune di Ferrara un rapporto splendido”. Quanto bastava alla procura per chiedere 2 anni e 8 mesi di condanna. Una condanna che avrebbe avuto un duplice effetto per il braccio destro del leghista Alan Fabbri: oltre alla pena Lodi sarebbe incorso nella legge Severino e sarebbe decaduto dalla carica.

Il dipendente subì effettivamente delle conseguenze disciplinari, anche se più blande di quelle richieste dal vicesindaco. E per questo, costituitosi parte civile, aveva chiesto il risarcimento del danno e il riconoscimento di una provvisionale di 20mila euro. E il giorno della sentenza Lodi si è presentato con un codazzo di mezzo consiglio comunale, mezza giunta, qualche imprenditore e qualche sostenitore. Ma il giorno del giudizio è stato rimandato. Il gup Danilo Russo ha letto un’ordinanza di quattro pagine con le quali la toga restituisce gli atti al pm per una nuova qualificazione del reato. Non più concussione, ma induzione indebita. Secondo il tribunale il comportamento di Lodi (qui servirà attendere il pronunciato della procura) ravvisa piuttosto che la concussione una induzione indebita, reato anch’esso previsto dalla Severino come ostativo al mantenimento di una carica pubblica. Una fattispecie di reato che potrebbe chiamare in causa anche chi, pur non essendo stato costretto dal pubblico ufficiale, ma solo indotto, ha assecondato le richieste che gli sono state fatte. Per Lodi non cambia molto. Ma l’imputato eccellente rischia di trascinare con sé anche il presidente di Cidas.

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