Il governo Meloni rinuncia a chiedere i danni a Silvio Berlusconi. A due giorni dalla sentenza di primo grado – prevista per mercoledì – palazzo Chigi ha scelto di revocare la costituzione di parte civile nel filone milanese del processo Ruby ter, che vede il leader di Forza Italia imputato per corruzione in atti giudiziari, con l’accusa di aver pagato le partecipanti alle cene a luci rosse di Arcore perché testimoniassero il falso nei precedenti processi sulla vicenda (Ruby uno e due). Nel 2017 la Presidenza del Consiglio un risarcimento da dieci milioni di euro per il “discredito planetario” che le condotte di cui è accusato Berlusconi avevano gettato sulle istituzioni italiane. Lo scorso maggio i pubblici ministeri avevano chiesto di condannare il fondatore di Forza Italia a sei anni di carcere. Nella sua arringa difensiva a dicembre, invece, l’avvocato Franco Coppi ha sostenuto che l’imputato andasse assolto sulla base – tra l’altro – dell’inutilizzabilità dei verbali di 19 “olgettine”, che secondo il tribunale nei giudizi Ruby uno e due avrebbero dovuto essere ascoltate con l’assistenza di un difensore, in quanto sostanzialmente già indagate. Per la difesa, quindi, crollando le false testimonianze cade pure la corruzione (mancano i testi-pubblici ufficiali corrotti). In quell’udienza aveva replicato proprio l’avvocata della Presidenza del Consiglio, allora parte civile, Gabriella Vanadia sottolineando che “il reato di corruzione in atti giudiziari si può certamente applicare in questo caso”, perché si punisce “l’accordo corruttivo”. Un “reato particolarmente grave e offensivo”, aveva proseguito, perché cosi’ si “svende la giustizia”.

La sentenza del 15 febbraio arriverà a oltre 6 anni dall’inizio del processo e a circa 10 anni dalle deposizioni, per l’accusa false e reticenti, delle ragazze ex ospiti delle serate del “Bunga Bunga” ad Arcore. Nelle controrepliche dell’ultima udienza del processo Ruby ter la difesa dell’ex premier ha sostenuto, come dall’inizio, di aver versato soldi alle ex “olgettine” non per comprare il loro silenzio nei processi con al centro Karima El Mahroug (chiesti 5 anni per lei) e le nottate hard a Villa San Martino, ma per risarcirle per la loro vita danneggiata dallo scandalo mediatico.

L’annuncio del governo è arrivato con una nota nella serata di lunedì: “La Presidenza del Consiglio informa di avere dato incarico all’Avvocatura dello Stato perché revochi la propria costituzione di parte civile nel processo penale cosiddetto “Ruby ter” a carico – fra gli altri – del Sen. Silvio Berlusconi. La costituzione”, scrive il governo, “era stata disposta nel 2017 dal governo Gentiloni, un esecutivo a guida politica, in base a una scelta dettata da valutazioni sue proprie, in un momento storico in cui non erano ancora intervenute pronunce giudiziarie nella medesima vicenda. La formazione, avvenuta nell’ottobre 2022, di un nuovo governo, espressione diretta della volontà popolare, determina una rivalutazione della scelta in origine operata”, prosegue la nota.

“Ciò appare tanto più opportuno”, argomenta palazzo Chigi, “alla stregua delle assoluzioni che dapprima la Corte di Appello di Milano con sentenza del luglio 2014, divenuta irrevocabile, poi il Tribunale di Roma con sentenza del novembre 2022 hanno reso nei confronti del senatore Berlusconi in segmenti della stessa vicenda”. Il riferimento è all’assoluzione definitiva nei confronti dell’ex premier dalle accuse di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile nel primo processo Ruby, nonché all’assoluzione – risalente a pochi mesi or sono – di Berlusconi a del pianista Mariano Apicella nel filone romano del Ruby ter. “Siamo soddisfatti e felici. Mi sarei stupita del contrario, anche perché la costituzione di parte civile di un governo nei confronti di un suo alleato avrebbe stonato”, esulta la capogruppo di Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. “Tendenzialmente non ho capito come mai il governo precedente l’avesse fatto. È sempre meglio aspettare il risultato della magistratura che costituirsi parte civile”, ha aggiunto.

Gli imputati nel processo Ruby Ter sono in tutto 29. La Procura è rappresentata in aula dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio. Il collegio di giudici è presieduto da Marco Tremolada, lo stesso magistrato che è stato al centro della vicenda sul processo Eni Nigeria al termine del quale furono assolti i 15 imputati per corruzione internazionale (e tra questi l’ad Claudio Descalzi), quella che poi ha avuto una maggiore eco per via del processo a carico dei due pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro. Proprio i due magistrati avevano chiesto di introdurre nel processo la testimonianza dell’ex avvocato esterno di Eni Piero Amara che in un interrogatorio aveva fatto riferimento alla possibilità che i legali della società di Stato riuscissero ad avvicinare proprio Tremolada (la Procura di Brescia, competente sui magistrati di Milano, aprì un fascicolo e lo archiviò). Più avanti, quando fu aperta l’inchiesta su De Pasquale e Spadaro per l’ipotesi che avessero omesso prove a discolpa dei manager Eni, lo stesso giudice spiegò in una lettera inviata alla stessa Procura di Brescia e al ministero della Giustizia che i due pm che avrebbero tentato, in sostanza, di farlo astenere prima del verdetto.

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