Centinaia di messaggi, spediti via WhatsApp a pochi giorni dalle elezioni regionali, per invitare a votare Fratelli d’Italia e a sostenere un candidato in particolare. Nulla di male, se non fosse che quel caloroso invito arriva dal sindaco di Buscate, un comune del Milanese. Il quale, per completare l’opera, suggerisce pure di scrivere la preferenza per un suo amico. A ricevere i consigli sono ignari cittadini, che non hanno mai fornito il proprio cellulare né hanno autorizzato che i loro dati sensibili fossero usati per la propaganda elettorale.

“Perché il sindaco Fabio Merlotti ha il mio numero di telefono? Dove l’ha preso?”, si chiede uno di loro. E si fa largo l’ipotesi che il primo cittadino abbia avuto accesso ai numeri di telefono in virtù della sua carica istituzionale. Se fosse così, in base alla normativa sulla tutela della privacy, non potrebbe di certo usare i contatti in questo modo. Ma Merlotti, interpellato da Ilfattoquotidiano.it, nega: “Che ne so io, ho più di mille numeri in rubrica. Magari qualcuno è finito dentro per sbaglio oppure ho commesso un errore nella registrazione, digitando male sulla tastiera”.

Il messaggio, in realtà, è stato recapitato a intere famiglie: marito, moglie e tre figli. Com’è possibile? Il sindaco ha una spiegazione anche per questo: “Può darsi che si tratti di cittadini da me contattati ai tempi del Coronavirus, per sapere come stessero”. Dal Covid a Fratelli d’Italia, insomma. Un numero di telefono viene registrato per ragioni istituzionali, non viene più cancellato e infine diventa buono per dare un consiglio elettorale. Non è inopportuno? “Non vedo cosa ci sia di male. Sono un sindaco, ma come Fabio Merlotti posso tranquillamente dare un’indicazione di voto alle persone che conosco”. Vero, resta il giallo su quelle sconosciute, il cui contatto è finito nella rubrica del sindaco per ragioni misteriose.

L’impressione è di essere di fronte a un invio di massa e senza selezione. Curioso il caso di cittadini di origine pakistana, che hanno ricevuto il messaggio ma, anche volendo, non possono votare: non hanno la cittadinanza. Oppure di una persona che è residente in paese da appena trenta giorni: “Sono già schedata?”, si domanda ironica. C’è poi una distrazione fatale: spedire il messaggio ai parenti dei consiglieri di minoranza. Una leggerezza che ha scatenato le polemiche. Tanto che l’opposizione annuncia di una serie di azioni politiche e giudiziarie: “Vogliamo sapere – spiega la capogruppo Franca Colombo – dove il sindaco ha preso i numeri di telefono. Intanto abbiamo mandato una richiesta al segretario comunale, che è il responsabile dei dati sensibili. Dopodiché presenteremo un’interrogazione in Consiglio. Non solo, manderemo un esposto al Prefetto e inviteremo i cittadini che si sono sentiti ‘importunati’ a contattare il Garante della privacy. Faremo tutti i passi necessari per andare a fondo, perché ciò che il sindaco sta facendo è grave e scorretto”.

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