Il numero dei morti nel terremoto che il 6 febbraio ha colpito la Turchia e la Siria si aggiorna di minuto in minuto e ha ora superato le 20mila vittime secondo fonti ufficiali e mediche, mentre continua il lavoro dei soccorritori in un freddo glaciale. Nel tardo pomeriggio il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando dalle zone terremotate dal sud della Turchia aveva affermato che i morti nel Paese sono saliti a 16.546. A questi si dovevano aggiungere gli almeno 3.162 morti registrati in Siria, di cui 1.262 nelle aree controllate dal governo di Assad e 1.900 nelle zone ribelli del nord-ovest del Paese. Erdogan aveva aggiunto che i turchi feriti sono 66.132. Intanto quasi 30.000 persone sono state evacuate da Kahramanmaras, la provincia meridionale della Turchia vicino all’epicentro del terremoto di lunedì. “Questi cittadini sono collocati nelle aree ricettive e nelle foresterie indicate dal coordinamento dei Governatorati e dell’agenzia turca per la gestione dei disastri (Afad) – presso le province di destinazione”. Intanto il servizio stampa della Turkish Airlines ha reso noto che oggi saranno effettuati 170 voli di evacuazione dalle zone del terremoto.

Dopo 70 ore sotto le macerie di un edificio crollato, una donna e il figlio sono stati tratti in salvo dai soccorritori nel distretto di Akevler di Hatay, in Turchia. Alle ricerche ha partecipato anche il vicesindaco di Yalova Mustafa Tutuk che ha condiviso la sua emozione sui social: “È un miracolo. Come si possono spiegare questi sentimenti, dopo le voci da sotto le macerie, ci siamo subito diretti lì con la nostra squadra e, per fortuna, li abbiamo tirati fuori”. Tra le macerie, nelle scorse ore, è stato trovato anche il corpo di un cittadino australiano tra le macerie di un edificio nella provincia meridionale di Hatay, in Turchia. Lo riferisce Nine News di Sidney. Si tratta di Can Pahali che era in vacanza in visita alla famiglia. A trovare il corpo tra i detriti è stato un parente arrivato dalla Germania. Ieri sera, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che non si hanno ancora notizie dell’italiano disperso. “Non si riesce ancora a trovare Angelo Zen”, l’imprenditore veneto che risulta irrintracciabile a Kahramanmaras in Turchia “dove c’è già la nostra protezione civile. Le ricerche continuano”. E “non riusciamo a rintracciare una famiglia italiana di origini siriane, tre adulti e tre minori che si trovavano ad Antiochia”, ha detto al Tg1.

Intanto le ricerche dei sopravvissuti continuano in Turchia e in Siria, nonostante alle 04.17 (le 02.17 italiane) sia stata superata la soglia delle 72 ore di tempo dalla prima, principale scossa di magnitudo 7.8 del 6 febbraio del devastante terremoto: la soglia convenzionale di tempo ritenuta utile per ritrovare persone ancora in vita. Per l’esperto di catastrofi naturali Ilan Kelman, dello University College di Londra, citato dall’Afp, il 90% dei sopravvissuti vengono soccorsi entro quella finestra temporale, anche se ci sono eccezioni. Le temperature glaciali della notte, come quella di Gaziantep, scesa a 5 gradi sottozero rende la sopravvivenza ancora più difficile. “Ci sono situazioni differenti in cui ci sono stati dei salvataggi in vita veramente miracolosi e persone che sono sopravvissute in condizioni orribili” anche dopo 72 ore, spiega Christopher Colwell, esperto di medicina d’emergenza dell’Università della California di San Francisco, citato dal Guardian. “Di solito si tratta di persone più giovani, che sono state fortunate abbastanza da ricavarsi una nicchia nelle macerie o di accesso ad aria respirabile e ad acqua”, aggiunge. Gli aiuti di emergenza in Siria “non devono essere politicizzati”, parte degli aiuti di emergenza passerà oggi attraverso il valico tra Turchia e Siria, ha fatto sapere l’Organizzazione delle Nazioni unite.

In Turchia i bambini rimasti soli – tra orfani e quanti sono ancora alla ricerca propri genitori – sono tra i 1000 ed i 5000. “Il numero di bambini che rimangono senza famiglia sta aumentando a dismisura. Siamo partiti il primo giorno da 500 bambini ed ora siamo tra i 1000 ed i 5000 perché ogni giorno queste cifre aumentano. Quando i genitori vengono portati in ospedale, spesso succede che non sopravvivano e questo sta accadendo in tutte le province” spiega Regina De Domicis responsabile della Turchia per l’Unicef. Sono invece circa 700 i bambini orfani che prima del terremoto vivevano nelle ‘case del bambino”, per 496 il trasferimento in luoghi sicuri è già stato ultimato, mentre per 204 è in corso.

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