Ho visto i primi 15 minuti del monologo in cui Chiara Ferragni ha scritto a Chiara Ferragni per raccontarle come sta Chiara Ferragni. Poi ho visto che erano passati solo quattro minuti e realizzato che esiste un coefficiente-Ferragni adottato da Chiara Ferragni per parlare a 35 anni come una ragazzina di 13. Lo stesso applicato da Elsa Fornero per considerare un manovale di 67 anni idoneo a calarsi in una cisterna.

Il monologo è stato di grande ispirazione, tanto che anche io ho sentito il bisogno di scrivere alla bambina che ero a 13 anni, quando mia madre non mi faceva depilare i polpacci perché “sei ancora una bambina” e allora io, che avevo i polpacci di Totti e pelosi come quelli di Totti, mi mettevo i collant neri 70 denari a giugno e sudavo come Totti. “Piccola Francesca togliti quei collant e dì agli haters che quelli non sono peli: sono calze rosa di Dior con disegnati i peli”.

Gli haters? Sono quelli che odiano. Ma no, non odiano te! Nemmeno quando scrivono a te odiano te, neanche ti conoscono! Odiano tutto, perché l’esistenza è pura angoscia, è lotta per la sopravvivenza, è violenza, sopraffazione, disgrazie, lutti, colpi di Stato, matrimoni che finiscono senza che ci si lasci, comunisti che diventano renziani e citano il solo articolo della Costituzione che ricordino dimenticandosi che lo hanno scritto i comunisti e ci sta che uno odi tutto perché si sente solo e perso.

Quindi, piccola Francesca, abbi compassione per chi si è rotto il cazzo e si sfoga inveendo. “Non ti curar di lor ma guarda e passa” diceva Dante, che però era un altro che gli rodeva perché lo avevano mandato in esilio e tutta una serie di altre sfighe. Quindi non era lucido nemmeno lui oltre che essere il padre della destra moderna. Questa la capirai nel 2023.

Io ti suggerirei invece di prenderti cura degli sfortunati come puoi, senza sbattere in faccia ai miserabili la loro miseria e agli odiatori il loro odio. Provaci. Poi, i giorni in cui invece sei tu quella a cui rode, pazienza. Quei giorni lascia perdere tutti, mica sei Dio. Il quale, per altro… beh, niente spoiler e arrivaci da sola. Piccola Francesca sappi solo che non smetterai di avere dubbi quando preghi. Smetterai di preg… Niente spoiler ho detto! Scusa, piccola Francesca. Dicevo alla vecchia Francesca che non mi dà mai retta: “Non farlo!” e lei lo fa e io: “Che ti avevo detto?”. Sempre così.

E tutte le volte che penserai di non essere abbastanza brava o abbastanza bella, piccola Francesca, ricordati che grazie al cazzo: non lo sei! Nessuno lo è! Parecchi anni prima di morire, più o meno quando iniziamo a goderci la vita, ci si affloscia la pelle che avvolge il corpo e si ripiega sulle stessa scavando rughe profonde. E questo se siamo fortunati, altrimenti si muore prima. La buona notizia, piccola Francesca, è che se non sei abbastanza bella e brava o abbastanza intelligente non fa niente. Ma questo dovresti averlo compreso leggendo la Pimpa: non siamo al mondo per sentirci bravi, belli e intelligenti. Non ci sono classifiche e premi. Non ci sono i meritevoli e gli abietti. Ci sono i fortunati e gli sfortunati. Perché stiamo al mondo? Dannato finale aperto della Pimpa.

Vuoi che ti dica perché siamo al mondo, piccola Francesca? Mi hai preso per Socrate? Per Amadeus? Non lo so! Nessuno lo sa! Guarda, a grandi linee, per quel che ci ho capito – ma prendila con le molle, eh! – stiamo al mondo per metterci ciascuno nei panni degli altri. Il maglione a collo alto con disegnato il reflusso, gli occhiali con intarsiate le lacrime e le zampe di gallina. Tutti nudi sotto ai vestiti. Tutti sopraffatti. Stiamo al mondo per tenerci stretti. Per sfangarla insieme. Per godercela finché dura.

In tanti vorranno giudicarti, piccola Francesca. E questo perché sei una donna. E perché sei un’anticapitalista, un’astemia, perché sei dislessica, disordinata, perché ti sei lasciata, perché ascolti lo shoegaze in metropolitana e muovi la testa come una che recita il rosario. E vabbè giudicassero. Mica è vietato. Non devi aver paura dei giudici, non sei Silvio Berlusconi.

Vuoi che ti dica come sarà il tuo futuro, piccola Francesca? Cioè, seriamente: io vengo dal futuro. Puoi chiedermi che ne sarà del muro di Berlino, dei ghiacciai della lira – la lira cosa? Ahahahha, aspetta… – e tu mi chiedi del tuo futuro? Crescendo svilupperai una maggiore curiosità per l’universo. Ti interesserai alle persone che ami, a quelle che conosci, a quelle che non conosci, alle sorelle oppresse in ogni angolo del pianeta, ti sentirai un granello di polvere che rotea in mezzo a miliardi di altri, ti sentirai fortunata.

Una cosa però riguardo al tuo futuro voglio dirtela. Non ti hanno rubato il motorino. Tra due anni, dico, non te lo hanno rubato, lo hai parcheggiato all’incrocio con via Fabio Massimo e via dei Gracchi, dietro al cassonetto. Te lo dico per evitarti un aspro, ma civile confronto con le guardie, almeno uno. No, no, aspetta! L’Effetto Farfalla! Vabbè, ormai l’ho detto. Speriamo bene, magari resta in vigore la scala mobile o non scoprono l’auto-tune. Ciao ragazza, fai buon viaggio.

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