La situazione l’ha sintetizzata pochi giorni fa l’Ufficio parlamentare di bilancio: “Le pressioni derivanti dalla maggiore inflazione saranno incorporate soltanto parzialmente nella dinamica salariale (…) delineando quindi una rilevante perdita di potere d’acquisto“. Tradotto: nonostante la volata dei prezzi, in Italia i salari restano immobili o quasi. Come del resto succede da una trentina d’anni, visto che gli ultimi dati dell’Ocse dicono che tra 1991 e 2021 sono saliti di un invisibile 0,3% mentre in Francia e Germania aumentavano del 33% e negli Usa segnavano un +52%. L’emergenza stipendi però non è uguale per tutti: per i giovani va molto peggio. Il video dell’ingegnera 28enne che rivendica di aver rifiutato un’offerta da 750 euro netti al mese ha riacceso i riflettori su un fenomeno che oltre a impedire qualsiasi progetto di vita fa fuggire all’estero ogni anno decine di migliaia di ragazzi.

Stando all‘Osservatorio Inps pubblicato a dicembre, complice il precariato diffuso che riduce le giornate lavorate il reddito medio annuo da lavoro dei lavoratori dipendenti e autonomi tra i 20 e i 24 anni si è fermato nel 2021 a 11.875 euro per i ragazzi e ancora meno, 7.948 euro, per le ragazze: in media 9.911. Contro una soglia di povertà assoluta che secondo l’Istat è di circa 10.200, in un’area metropolitana del Nord Italia. Nella fascia tra i 25 e i 29 anni si sale (si fa per dire) a 15.629 euro medi di reddito imponibile da lavoro. Insomma: fino ai 30 anni non si arriva nemmeno ai fatidici mille euro al mese con tredicesima. Gli over 50, che sono ormai arrivati a rappresentare quasi il 40% degli occupati, ne guadagnano mediamente oltre 26mila l’anno, cosa che porta la media generale a 22.588 euro. Fuori busta a parte, ovviamente.

La media nasconde situazioni ancora più drammatiche. Gli oltre 220mila ragazzi tra i 20 e i 29 anni che hanno firmato un contratto di lavoro intermittente o “a chiamata”, che significa mettersi a disposizione e in caso di mancato utilizzo ricevere solo una modesta indennità, hanno preso nel 2021 una media di 2mila euro totali. Nel settore dello spettacolo, che comprende dagli attori e sceneggiatori agli scenografi e parrucchieri di scena, gli under 29 hanno percepito sempre nel 2021 poco più di 2.700 euro all’anno, dicono sempre i dati dell’istituto previdenziale. Redditi spesso integrati da “lavoretti” stagionali nella ristorazione e nel turismo. Per quello che vale, visto gli stagionali di ogni età hanno guadagnato 6.400 euro medi in tutto il 2021 e lo stipendio medio nel comparto alloggio e ristorazione, indipendentemente dal contratto, non arriva a 8000 euro.

Ma come vanno le cose per chi ha una laurea, per esempio i professionisti che lavorano a partita Iva? Quelli che ricadono nella gestione separata Inps – esclusi dunque gli iscritti agli ordini che hanno le proprie casse previdenziali – sono a tutti gli effetti working poor: consultando gli open data dell’Inps sui parasubordinati ilfattoquotidiano.it ha verificato che nella fascia tra i 25 e i 29 anni la retribuzione si ferma in media 11.452 euro l’anno (i dati sono sempre sul 2021) contro una media generale comunque bassissima, pari a 15.701 euro.

Avvocati, ingegneri e architetti non stanno molto meglio. I primi, secondo il rapporto 2022 di Cassa forense e Censis, hanno totalizzato nel 2021 soli 13.274 euro annui se under 30 e arrivano poco sopra i 16mila se hanno tra i 30 e i 34 anni. Il Centro Studi dell’Adepp, l’associazione che rappresenta 20 Casse di previdenza privatizzate, calcola che i professionisti sotto i 30 anni dichiarino poco più di 14mila euro medi contro i 47mila degli iscritti con un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. Sempre con l’avvertenza che il “nero” non è compreso.

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Dagli interinali al Jobs act e il balletto sul salario minimo: Così in 30 anni la sinistra ha voltato le spalle ai lavoratori (e ora corre ai ripari)

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