I “comportamenti” dei dirigenti della Juventus, secondo la Corte federale d’appello della Figc, sono stati “scorretti” nonché “sistematici e ripetuti” e hanno provocato “effetti” sul bilancio attraverso la “ricerca artificiale di plusvalenze come obiettivo e non come effetto delle operazioni” di mercato. Da qui, in base all’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva, la penalizzazione di 15 punti inflitta al club bianconero. E ora? Il collegio presieduto dal giudice Torsello ha rigettato in toto le questioni procedurali che aveva posto la difesa della società, che adesso ha però la possibilità di riprovarci di fronte a un nuovo “tribunale”. Ecco le prossime possibili tappe della vicenda plusvalenze e degli altre inchieste e procedimenti che coinvolgono la Juventus.

Entro un mese il ricorso – La Juve avrà trenta giorni per depositare il suo ricorso, già annunciato, al Collegio di garanzia dello Sport del Coni. Si tratta di una sorta di Cassazione del procedimento sportivo. Di conseguenza non entrerà nel merito della vicenda ma si limiterà a valutare due cose. In prima battuta se il ricorso è ammissibile, quindi a spiegare se il processo si è svolto in maniera regolare, senza vizi di forma né lesioni della difesa. Se ravviserà errori, scriverà quali e rinvierà la vicenda di fronte alla Corte d’appello della Figc per una discussione. In via teorica esiste anche una remota possibilità che possa rimodulare il verdetto senza rinvio. Le tempistiche lasciano prospettare una decisione nel giro di due-tre mesi.

La vicenda sportiva finisce al Coni? – Se la società non dovesse trovare accoglimento alle sue istanze di fronte al Collegio di garanzia dello Sport del Coni può trasferire la questione di fronte alla giustizia amministrativa. Può cioè rivolgersi al Tar del Lazio e, in secondo grado, la vicenda potrebbe finire di fronte al Consiglio di Stato.

Gli altri filoni – Nel frattempo la procura federale ha ancora aperta un altro filone d’inchiesta, sempre nata dagli atti trasmessi da Torino, nei confronti della Juventus e di “altre società sportive professionistiche” per “ulteriori e nuove condotte disciplinarmente rilevanti rispetto a quelle per le quali ha già esercitato l’azione disciplinare”. Si tratta della vicenda legata alla “manovra stipendi” e alle presunte “partnership” con altri club di Serie A. Il prossimo passo del procuratore Giuseppe Chinè sarà quello di stabilire se procedere con il deferimento o meno dei bianconeri ed eventualmente delle altre società coinvolte in fase di indagine. Chinè ha chiesto 40 giorni in più per proseguire l’inchiesta, che quindi dovrà chiudersi entro la prima metà di marzo.

Il 27 marzo in tribunale a Torino Nel frattempo, il 27 marzo, inizia l’udienza preliminare del procedimento penale nel quale sono imputati 12 ex dirigenti della Juventus e il club. Il giudice Marco Picco dovrà stabilire se Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici e gli altri coinvolti nell’inchiesta della Guardia di finanza – guidata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello – devono affrontare il processo o meno. Con ogni probabilità di fronte al giudice Picco le difese riproporranno la questione della competenza territoriale, poiché sostengono che il reato di aggiotaggio informativo, ipotizzato dalla procura, si sarebbe eventualmente consumato a Milano o in subordine a Roma. E quindi è lì che andrebbe spostato il giudizio. Picco può decidere in autonomia o potrebbe anche far dirimere la questione alla Cassazione.

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