I fatti non scalfiscono le opinioni. Il giorno dopo le audizioni in commissione Giustizia al Senato del Garante della privacy e del consigliere giuridico dell’ex ministra Marta Cartabia, da parte dei componenti della maggioranza e sostenitori del ministro Carlo Nordio non c’è traccia del minimo dubbio o ripensamento sulla necessità d’intervenire sulle intercettazioni. Anzi, nessuno si scompone, poggiando le proprie tesi su opinioni, attestati di stima a prescindere dai fatti e lo fanno anche esprimendo convinzioni basate congetture, che la realtà non riesce proprio ad intaccare.
Tra questi Matteo Renzi. Il leader di Italia viva, che formalmente fa parte dell’opposizione al governo Meloni, prima rivendica la paternità della norma Orlando, entrata in vigore il 1 settembre 2020 e che stando all’audizione del Garante della privacy ha portato a zero violazioni in tema di abusi nell’utilizzo e pubblicazioni delle intercettazioni, ma un attimo dopo ribadisce “io sono dalla parte di Nordio, Nordio ha ragione”. Su cosa di preciso Renzi non chiarisce. “Si è strumentalizzato la vicenda di Matteo Messina Denaro solo per attaccare Nordio, è un atto profondamente ingiusto” è l’opinione dell’ex presidente del Consiglio.

Nella maggioranza spicca Maurizio Lupi, leader de ‘I Moderati’. “Sulle intercettazioni bisogna evitare gli abusi ed evitare le gogne mediatiche” è il ritornello. “Quanti abusi ci sono stati dal 1 settembre 2020? Fosse anche uno solo…”, afferma Lupi, che quando lo informiamo della realtà, ovvero zero abusi “e allora va bene, evviva il garante della privacy”, prova a congedarsi. Lupi dimostra di non sapere nulla del contenuto delle audizioni. Né i numeri delle persone intercettate, che nel 2021 sono in calo rispetto agli anni precedenti, né come siano ripartite in percentuale. “Le intercettazioni sono solo uno degli strumenti investigativi” si giustifica. Ignorando, dunque, anche quanto affermato dal procuratore Nazionale Antimafia sull’importanza dello strumento – ‘trojan’ compreso – per combattere la corruzione. Il vicepresidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Manlio Messina, invece è sicuro. “Abusi dal 2020 ad oggi non li ho contati, ci sono e sicuramente ci saranno”. Quando lo smentiamo, Messina cita le “intercettazioni su Zaia”, quale prova della “gogna mediatica”. Esempio del tutto improprio e che non può ritenersi in nessun modo un abuso, in quanto si tratta di intercettazioni depositate agli atti e dunque non coperte da segreto. “Gogna mediatica, gogna mediatica; il garante della privacy può dire quello che vuole, andiamo a guardarci i giornali, anche il vostro; volete la gogna mediatica?” queste le risposte di Messina. Il deputato di Fratelli d’Italia aggiunge: “Io non voglio sapere se uno va con l’amante o va al bagno”. A niente serve fargli notare che nulla di quel che lamenta è accaduto. Messina esprime la seguente teoria: “Gli abusi non ci sono, dunque la legge funziona? No, vuol dire che se si rafforza la legge è ancora meglio”.


“Zero violazioni dei casi che conosce lui” è l’opinione del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, riferendosi al Garante della privacy. L’esponente del governo in quota Forza Italia alla domanda se il governo, in assenza di un testo di riforma delle intercettazioni, condivida la proposta di legge presentata da Azione, con il deputato Enrico Costa, di “divieto di pubblicazione integrale di ordinanze cautelari (zeppe di intercettazioni)”, il vice di Nordio afferma: “Domanda nociva, non c’è nessun orientamento. Le dichiarazioni programmatiche di Carlo Nordio che noi condividiamo è il tema, ora c’è lo svolgimento, mi auguro presto. Sullo svolgimento non ci sono indicazioni se non quelle costituzionali di equilibrio tra presunzione di non colpevolezza, giusto processo di ragionevole durata e diritto di cronaca, diritto alla riservatezza e ritiro alle indagini. Tutte insieme ma con ragionevolezza”.

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