Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha smentito la notizia, diffusa dal governo russo, che un veicolo blindato militare di provenienza italiana sia stato colpito di recente durante le operazioni belliche in Ucraina. Ma, vera o no che sia tale smentita, la sostanza delle cose non cambia e consiste nel fatto che l’Italia è coinvolta fino al collo in questa guerra, per scelta precisa dei suoi governanti ossequiosi alle decisioni della Nato, ma contro la volontà della maggioranza del suo popolo, se si eccettua qualche migliaio di scalzacani ligi alle direttive di partiti, dal Pd a Fratelli d’Italia, sempre più avulsi da problemi, necessità e aspettative degli italiani.

Il sentimento della grande maggioranza del nostro popolo chiede il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione nell’unica possibile interpretazione che è possibile darne, e che fu quella datane dalla compianta costituzionalista Lorenza Carlassare, e non già quella azzardata da giuristi di Palazzo, da sempre abituati a far proprie esigenze ed opinioni del potere per travestirle poi alla bell’e meglio in arraffazzonate vesti giuridiche, come ad esempio Giuliano Amato.

Interpretazione seconda la quale, di fronte a un disastro in atto, potenzialmente in grado di trasformarsi in una catastrofe globale e definitiva qual è la guerra in Ucraina, l’atteggiamento ispirato alla Costituzione repubblicana vigente deve essere quello di mobilitare ogni energia, oltre che per soccorrere le popolazioni duramente colpite dalla guerra, per far avanzare le ragioni del negoziato e della pace oggi sabotate dal blocco occidentale e dalla Nato, che tengono al guinzaglio l’avventuriero nazionalista Zelensky, ma sostenute dalla grande maggioranza della comunità internazionale, al seguito di Papa Francesco e del governo della Repubblica popolare cinese, gli unici cui sembri oggi importare qualcosa del destino dell’umanità in un momento di estremo pericolo.

Il popolo italiano è per la pace perché sa, avendo vissuto come tutti i popoli sulla propria pelle le sciagurate scelte belliche dei governi, che la guerra è sempre e comunque una disgrazia, specialmente per coloro che stanno peggio; e che seguitando ad alimentare l’incendio coll’invio delle armi (fra l’altro a quanto pare anche i missili Milan che rilasciano materiale radioattivo, nocivo per noi quanto per gli ucraini, e altro) si finisce per dare fuoco alla propria casa e per finire carbonizzati.

Il popolo italiano è per la pace nonostante la mostruosa macchina propagandistica composta da radiotelevisioni e giornali, coll’unica eccezione del Fatto quotidiano, macchina che troverà un nuovo intollerabile episodio nella prevista partecipazione di Zelensky a Sanremo, un Festival che, nel male più che nel bene, ancora pretende di rappresentare la malconcia coscienza nazionale degli italiani, dimostrando che neanche le canzonette si salvano dalla bramosia bellica dei governanti fedeli alla Nato e dei loro fiduciari negli apparati ideologici e propagandistici del regime.

E non ci vengano a raccontare la melensa favoletta dell’aggressore e dell’aggredito, buona solo per imbecilli ed ignoranti oltre che ovviamente per servi in malafede. Infatti l’aggressione di Putin all’Ucraina, che senza dubbio ha costituito una violazione del diritto internazionale, ha fatto seguito ad altre violazioni ed altre aggressioni, quali, per limitarsi al teatro della guerra in questione, quelle scatenate dal governo nazionalista insediatosi a Kiev dopo gli eventi di Maidan contro le popolazioni russofone del Donbass che non si volevano rassegnare a finire sotto il dominio dei successori e seguaci del criminale nazifascista Bandera.

L’attuale continuazione del conflitto dipende dal rifiuto ucraino di negoziare, nell’illusione demenziale, alimentata dalla Nato, che l’invio di nuove armi al governo di Kiev possa determinare la vittoria in primavera di un’improbabile controffensiva ucraina che porti alla riconquista di Donbass e Crimea, tra l’altro in netta contrarietà ad aspirazioni e sentimenti di buona parte delle rispettive popolazioni. Illusione demenziale e potenzialmente foriera di nuovi irreparabili disastri, oggi alimentata da un ceto politico irresponsabile che ha come portavoce principali, purtroppo, tre donne europee: la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, la premier finlandese Sanna Marin e ahinoi quella italiana Giorgia Meloni, col suo addetto bellico e grosso lobbista degli armamenti Crosetto.

Ecco in che mani siamo, anche se la malinconica dipartita di un altro micidiale guerrafondaio come Enrico Letta verso i lidi parigini sembrerebbe privare il partito della guerra di uno dei suoi più fanatici sostenitori.

Occorre quindi che il popolo italiano, seguendo l’esempio dei portuali di Genova e di altre città che si rifiutano di caricare armi in partenza verso l’Ucraina o altre guerre, riprenda in mano il proprio destino e chieda in modo insistente, determinato ed efficace il rispetto della Costituzione repubblicana che ha fra i suoi pilastri il ripudio della guerra.

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