In questi ultimi giorni è stata al centro dell’attenzione della comunità internazionale la lotta degli ambientalisti che da due anni avevano occupato il villaggio di Lützerath, nel Nord Reno Westfalia, Germania occidentale. Le persone che vivono in questo piccolo villaggio, supportate da migliaia di attivisti di tutta Europa, hanno cercato con i loro corpi di ostacolare l’espansione della miniera di lignite di Garzweiler, un progetto della società energetica Rwe, appoggiato dal governo tedesco.

Già nel 2018 alcuni gruppi ambientalisti occuparono la vicina foresta di Hambach, fra le città tedesche di Colonia e Aquisgrana, per preservare dalla minaccia dell’abbattimento quel 10 per cento che ne rimaneva difendendolo con veemenza. Hanno vissuto nella foresta per tutto il tempo in cui hanno potuto, sfidando temperature di -10 e -15°C , in case sugli alberi ai quali poi si legavano durante i tentativi di sgombero da parte della polizia. Solo dopo la morte di un giornalista ambientale si è riusciti ad ottenere uno stop all’abbattimento da parte dell’autorità. Il governo tedesco d’altra parte si è schierato nuovamente contro la causa ambientalista nel caso del villaggio di Lützerath, cacciando i pochi abitanti del villaggio e privilegiando la concessione al colosso energetico Rwe dell’ampliamento della sua miniera, che conta già un’estensione di 48 km2.

Si parla di un piano di estrazione di 280 milioni di lignite entro il 2030, contro i 35 milioni l’anno attuali. La miniera che vuole inghiottire Lüthzerath, vale la pena ricordare, dispone di un tipo di carbone poco efficiente e altamente inquinante, comunque destinato a bruciare nelle centrali tedesche. Bruciare lignite nel bacino del Reno significa renderlo la fonte primaria di CO2 in Europa e porterebbe la Germania a non rispettare gli obiettivi climatici internazionali.

Lasciare posto alla miniera di Garzweiler, nel contesto attuale di crisi energetica, vuol dire poter produrre maggiore elettricità, perciò tutto sembra giustificare l’avanzata del sito estrattivo che, negli anni, ha già fagocitato una ventina di villaggi con i propri edifici storici, un parco eolico, il 90 per cento della foresta di Hambach e ora Lützerath. Contro questo vorace estrattivismo è nata spontanea la mobilitazione per manifestare il dissenso verso una gestione delle risorse che ci sta portando un passo alla volta verso l’estinzione.

Alcuni attivisti di Extinction Rebellion (XR) Italia ci hanno raccontato la loro percezione della storia di questa comunità: “Lützerath è una piccola comunità ambientalista. E’ un villaggio occupato da ambientalisti che resiste sotto la minaccia di una grande miniera di carbone che vuole espandersi, di una macchina che continua a girare con un rumore roboante e mangia altra terra per estrarre il carbone. È un villaggio che ha ricominciato a vivere dopo che la comunità del posto è stata spinta ad andare via. Per proteggerlo e contrastare l’espansione della miniera di carbone alcuni attivisti l’hanno occupato due anni fa facendone un baluardo della lotta climatica in Europa.”

Questa testimonianza di Marco e Geo, XR Italia, che hanno partecipato alle proteste, ci racconta di come in quel villaggio occupato abbiano trovato una comunità vibrante e unita, che si auto-organizza costruendo barricate per evitare lo sgombero e creare disturbo ai lavori di ampliamento della miniera. Una comunità che continua a resistere da due anni e a nutrire le persone che risiedono lì o coloro che portano, anche solo per pochi giorni, la loro solidarietà. L’esempio di Lützerath mostra che l’autorganizzazione non è qualcosa di fantasioso, ma può essere realtà e pratica quotidiana.

Purtroppo il villaggio sotto assedio, l’ultimo baluardo della lotta contro l’avanzata ecocidia della miniera di lignite, è stato sgomberato: negli ultimi giorni ci sono stati anche degli scontri con le forze armate; migliaia di manifestanti pacifici presenti al villaggio sono stati portati via. La loro lotta si è nutrita di tantissimo interesse internazionale e della solidarietà di persone che hanno espresso il loro sostegno partecipando attivamente.

Anche Extinction Rebellion, con la presenza di numerosi attivisti da vari Paesi, ha partecipato alle proteste, come sempre con l’azione diretta nonviolenta. Si sono svolte manifestazioni molto partecipate, con migliaia di persone tra attivisti e cittadini, compresa Greta Thunberg che pochi giorni fa si è seduta sul ciglio della miniera ed è stata sgomberata con gli altri attivisti. Identificata e poi rilasciata. Ci sono state manifestazioni anche a distanza, davanti all’ambasciata tedesca o alla sede del colosso Rwe.

Nonostante gli sgomberi la resistenza continua, anche con atti di sabotaggio, con la speranza di rallentare i lavori almeno fino a febbraio, fino a quando torneranno gli uccelli migratori e non si potranno più abbattere gli alberi secondo la legge federale tedesca. La vera e unica ambizione è vedere insorgere tutte le persone a difesa del proprio futuro. Ormai è tempo di prendere coraggio e partecipare. La crisi climatica non chiama in causa solo poche persone, ma riguarda chiunque. Lo scenario che abbiamo davanti è terrificante anche se, purtroppo, ancora stentiamo a rendercene conto. Complice un’informazione mainstream connivente e genuflessa a una politica che non vuole vedere oltre il proprio ombelico. La realtà è che è giunto il tempo di ribellarsi.

Lützerath vive e non cesserà di vivere così facilmente.

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