La figura di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è entrata nelle nostre menti per la sua tenace battaglia di verità: ci vuole coraggio per resistere quarant’anni insistendo nel chiedere giustizia. Lo abbiamo visto prima con i capelli nero corvino, poi con la testa tutta imbiancata sempre lì, senza sbagliare mai tono, fermo, semplice nella ricostruzione di tutti quei mille fili che pendono da un buco nero lasciato da una tragedia, quella di non vedere più da un momento all’altro sua sorella con cui ha avuto una vita spensierata e tranquilla.

Quel giorno, il 22 giugno 1983, Emanuela aveva chiesto a Pietro di accompagnarla fuori ma lui dice no, non può, litigano per qualche minuto e lei esce sbattendo la porta. Poi più niente. Nel tempo sono emersi tanti elementi, anche troppi, perché alcuni tossici, depistanti, che parlano della oscura e tragica scomparsa di Emanuela Orlandi. Siccome il tempo, si dice, è galantuomo, oggi pare arrivare un momento di svolta, dopo l’apertura della inchiesta vaticana, sicuramente opera di Bergoglio (non può essere diversamente, peraltro giunta allo scoccare nell’ora della morte di Benedetto XVI).

Il promotore di giustizia Alessandro Diddi ora finalmente dovrà ascoltare quel fratello composto e fermo, anche se per ora la famiglia Orlandi non ha ricevuto alcuna comunicazione formale dal Vaticano, fa sapere l’avvocato Laura Sgrò. L’iniziativa della magistratura d’Oltretevere, a quasi 40 anni dalla scomparsa della giovane quindicenne, ha colto di sorpresa anche Pietro, da quel che si sa, ma di sicuro senza il suo piglio gentile non si sarebbe arrivati a questo risultato che, se davvero corrisponde alla volontà di fare chiarezza, potrà dare risposte alla scomparsa di Emanuela.

Tanti sono gli elementi da mettere insieme e mai toccati. Perché questa storia sporca, che Pietro ha continuamente portato alla attualità, intreccia Stato, Chiesa e criminalità, la triade della storia criminale italiana. La verità su Emanuela è un pezzo di verità sulla nostra storia. Dunque grazie a Pietro, per la sua composta e irremovibile battaglia. Anche sabato prossimo sarà in piazza, al sit-in convocato alle 16.30 a Castel Sant’Angelo, “per ricordare Emanuela e che noi non cederemo mai di un passo, fino alla verità”, ha detto.

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