“Punizioni esemplari”. A poche ore dal discorso del presidente brasiliano Lula con la promessa che i “fanatici fascisti” in azione domenica a Brasilia sarebbero stati trovati presto, sono già arrivati i primi provvedimenti per quello che sembra essere il livello superiore rispetto alla massa di vandali che hanno assaltato il Parlamento. Il ministro della Giustizia brasiliano, Flavio Dino, ha informato che gli uomini della Polizia federale hanno già identificato in dieci Stati del Paese persone sospettate di avere legami economici con gli organizzatori del tentato colpo di Stato e ha comunicato che sono già stati emessi mandati di arresto. Una notizia che viene riportata dal sito del quotidiano Estadao.

I sospettati avrebbero anche finanziato il noleggio di autobus per portare gli estremisti nella capitale. Il ministro ha affermato che la responsabilità riguarda anche coloro che non erano presenti agli assalti: finanziatori e organizzatori. L’Avvocatura generale dell’unione brasiliana (Agu) ha annunciato oggi di aver identificato più di 100 aziende, soprattutto legate al settore agroalimentare, sospettate di aver finanziato “la manifestazione golpista” di domenica a Brasilia. Il denaro di questi enti privati, si sostiene, “è stato utilizzato per pagare gli autobus che trasportavano i golpisti e per aiutare i bolsonaristi radicali a rimanere accampati davanti al quartier generale dell’esercito a fare i preparativi per il tentativo di colpo di stato”. L’Agu presenterà il primo lotto di azioni legali contro questi gruppi privati. Si tratta di misure cautelari presso il Tribunale del Distretto Federale affinché vengano bloccati i beni in possesso di queste società. Uno degli obiettivi, si precisa, è quello di utilizzare queste risorse per coprire i danni causati alle proprietà invase e devastate. Le oltre 100 aziende identificate sono distribuite in diversi stati brasiliani, e molte hanno sede nel Mato Grosso e a Santa Catarina.

“Non esiste dialogo con i terroristi, tutti saranno puniti” ha detto il giudice della Corte suprema (Stf), Alexandre de Moraes, durante la cerimonia di insediamento del nuovo direttore generale della polizia federale brasiliana, Andrei Rodrigues. “Non si può parlare in forma civilizzata con queste persone, che non sono civili”, ha aggiunto il togato. “Saranno puniti tutti i responsabili, tutti coloro che hanno praticato, pianificato, finanziato e incentivato gli atti, per azione o per omissione, perché la democrazia prevarrà”, ha concluso Moraes. Intanto il segretario esecutivo del ministero della Giustizia brasiliano, Ricardo Cappelli, nominato dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva commissario per l’intervento nell’area della pubblica sicurezza del Distretto federale di Brasilia, ha affermato che le “azioni terroristiche” compiute dai bolsonaristi domenica sono il risultato di un “atto di sabotaggio” dell’ex ministro della Pubblica sicurezza della capitale, Anderson Torres. Già ministro della Giustizia nel governo di Jair Bolsonaro, Torres, ha spiegato Cappelli, “ha assunto la responsabilità di ministro della Sicurezza del distretto di Brasilia il 2 gennaio, ha cambiato tutti i responsabili, ed è partito” per gli Stati Uniti. Quindi ciò che è successo non è stato un caso. Quello che è mancato domenica – ha detto alla Cnn Brasil – è stato il comando, la leadership del ministero della Sicurezza del Distretto federale, un fatto che ha facilitato l’azione dei militanti di Bolsonaro”.

Il vice procuratore generale della Corte dei conti brasiliana (Tcu), Lucas Rocha Furtado, ha disposto il blocco dei conti bancari intestati a Bolsonaro: il blocco riguarderà anche il governatore del Distretto Federale, Ibaneis Rocha (nel frattempo sospeso dall’incarico su ordine della Corte suprema, ndr), l’ex responsabile per la Pubblica sicurezza di Brasilia, Anderson Torres, e tutti i finanziatori degli atti di vandalismo avvenuti domenica contro i palazzi del potere della capitale brasiliana. Dagli Usa l’ex presidente si è detto “dispiaciuto” per gli atti di violenza e vandalismo avvenuti domenica a Brasilia da parte di suoi sostenitori. A un inviato di Cnn Brasil, Bolsonaro – negli Stati Uniti dal 30 dicembre per ferie programmate di almeno un mese – ha anche rivelato che potrebbe “anticipare” il suo rientro in Brasile per trattare suoi problemi di salute. Attualmente l’ex leader di destra si trova ricoverato in un ospedale di Orlando per una occlusione intestinale. L’accampamento dei suoi sostenitori situato davanti al quartier generale dell’esercito, a Brasilia, è stato definitivamente svuotato dalle forze dell’ordine. Il servizio di pulizia urbana ne ha già rimosse 60 tonnellate, utilizzando dodici camion.

Intanto ieri decine di migliaia di persone hanno invaso ieri le strade e le piazze delle principali città brasiliane. L’affluenza alla manifestazione di San Paolo è stata “impressionante”, riporta questa mattina la Bbc: una parte dell’Avenida Paulista, la strada più famosa del Paese, è stata bloccata al traffico mentre la folla cantava e ballava chiedendo giustizia. Molti manifestanti erano vestiti di rosso, i colori del Partito dei Lavoratori di Lula; altri sventolavano cartelli con scritto ‘Nessuna amnistia per i golpistì e altri ancora cantavano in coro “prigione per Bolsonaro”. Ieri mattina, la polizia ha iniziato a smantellare un accampamento di sostenitori di Bolsonaro a Brasília, uno dei tanti che sono stati allestiti fuori dalle caserme dell’esercito in tutto il Paese dopo le elezioni presidenziali. Ieri sera il ministro della Giustizia ha reso noto che finora sono “circa 1.500” le persone arrestate.

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