Cade oggi l’ottantesimo anniversario della morte di Nikola Tesla (1856-1943). E’ una figura particolare nella storia della scienza. Un ricercatore eclettico, fuori dal coro, che ha generato un’eredità di invenzioni e di concetti che, tuttavia, pochi sarebbero in grado di descrivere nei dettagli, eccetto per la corrente alternata di cui gli possiamo attribuire legittimamente il merito. Ed è curioso come Tesla sia ancora oggi ricordato in tantissime cose che hanno poco a che vedere con il suo lavoro, come la macchina elettrica di Elon Musk, e come abbia lasciato un’impronta nei film, nella letteratura di fantascienza e persino nei fumetti.

Se vogliamo inquadrare Nikola Tesla nella mitologia scientifica dei nostri giorni dobbiamo pensarlo come uno dei “supereroi” della scienza. Figure un po’ romanzesche che hanno creato il mito della scienza eroica che dura ancora oggi. A parte le grandi figure del passato, Galileo, Newton, Darwin, e tanti altri, nei tempi moderni pensate a Albert Einstein e la sua incredibile popolarità. Oppure Richard Feynman, il fisico. O Carl Sagan, l’astronomo.

Nikola Tesla è stato un contemporaneo di Einstein, anche se era circa vent’anni più anziano. Tutti e due erano rappresentanti di un’epoca in cui si inventavano cose spettacolari e affascinanti: energia nucleare, viaggi spaziali, calcolatori elettronici, (e anche bombe atomiche e altre cose orribili). Era un’epoca di un grande ottimismo: si diceva che l’energia nucleare ci avrebbe regalato “energia a prezzo così basso che la si poteva regalare agli utenti”. Si diceva che la nostra vita si sarebbe allungata a qualche secolo e che avremmo sconfitto il cancro. E che saremmo andati in ufficio usando macchine volanti e passato i nostri fine settimana sulla Luna con tutta la famiglia.

In questo clima, Tesla aveva un suo ruolo particolare di inventore non solo geniale, ma anche ostacolato dai poteri forti che avrebbero impedito la diffusione delle sue invenzioni. Secondo la mitologia che si è sviluppata intorno alla sua figura, Tesla aveva sviluppato un modo per ottenere “energia infinita,” salvo poi che la cosa era stata fatta sparire dagli agenti delle compagnie petrolifere che non volevano perdere i loro profitti. Niente di particolare: la leggenda dell’”energia infinita,” incluso il suo sabotaggio da parte dei poteri forti, è ancora viva e vegeta e l’abbiamo vista ricomparire con le varie versioni della “fusione fredda.”

Ultimamente ha fatto capolino di nuovo sui media con la storia della fusione nucleare a “confinamento inerziale” che, chissà, forse un giorno, in un futuro remoto, ma non si sa quando, può darsi che, ma è tutto da vedere, potrebbe anche produrre un po’ di energia – o almeno c’è chi lo spera.

Oggi sembra che i supereroi della scienza siano spariti. Forse l’ultimo della gloriosa schiatta è stato Stephen Hawking, il grande studioso dei buchi neri, che ci ha lasciato nel 2018. Ci rimane la tribù dei virologi televisivi che ha impestato gli schermi tv per 2-3 anni con la pandemia del Covid. Una banda che, francamente, non regge neanche lontanamente il confronto in termini di brillanza, competenza e fascino con i vari Tesla, Einstein, Feynman, eccetera.

Era probabilmente inevitabile. Stiamo cominciando a renderci conto dei limiti a quello che possiamo chiedere alla scienza. Sembra proprio che non avremo mai energia nucleare gratis per tutti, come si vagheggiava negli anni 1950. La cura contro il cancro non si vede all’orizzonte, mentre l’aspettativa di vita ha cominciato a scendere dopo aver raggiunto un massimo pochi anni fa.

E’ difficile pensare che potremo vivere oltre un secolo, come si diceva una volta. Per quanto riguarda le macchine volanti e i viaggi sulla Luna, la scienza invece ci ha dato TikTok – ci dobbiamo accontentare. Per tante cose dovremo andare avanti con cose non appariscenti, ma che perlomeno funzionano, come gli umili pannelli fotovoltaici per l’energia, e cercando di fare una vita sana.

Lasciando perdere i sogni impossibili abbiamo bisogno di una scienza dal volto umano, più vicina alle persone normali. Diceva Bertolt Brecht che sono “beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”. Anche nella scienza, il tempo degli eroi sembra che sia passato e forse è bene che sia così.

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