Guai a sottovalutare il grido d’allarme lanciato da oltre trecento rabbini statunitensi, i quali hanno recentemente affermato che il governo Netanyahu costituisce un grave pericolo per l’immagine di Israele nel mondo attraverso prese di posizione ed azioni estremiste che costituiscono “un anatema per i principi della democrazia”.

Si tratta in effetti del peggior governo israeliano mai esistito che fa scivolare ulteriormente il Paese medio-orientale nel pantano del fascismo dichiarato. Il suo programma è chiaro: espandere ulteriormente gli illegittimi insediamenti coloniali nei Territori palestinesi occupati, rafforzare il regime di apartheid autorevolmente denunciato da Amnesty International, continuare quel che ritengo un feroce genocidio a dosi omeopatiche contro il popolo palestinese e specialmente i suoi giovani, rilanciare la tensione nell’area fino allo scatenamento di una guerra contro l’Iran e mettere la museruola ai giudici, sia quando in qualche modo tentano di attenuare l’oppressione contro i Palestinesi che cozza contro ogni più elementare principio dello Stato di diritto, sia quando vorrebbero mettere in galera qualche corrotto, tra i quali ovviamente lo stesso Netanyahu è in pole position.

Si possono ravvisare in effetti vari elementi di similitudine fra questo programma e quello del governo Meloni e soprattutto quello dell’avversione contro i giudici che devono essere messi a tacere qualora si azzardino a indagare sui politici. Chissà che fra il neofascismo di stampo sionista di Netanyahu e l’ambiguo postfascismo di Meloni non sia ipotizzabile una sostanziale convergenza. Le ipocrite lacrimucce di Giorgia nella sua visita alla Comunità ebraica romana non valgono certo a rimuovere le pesanti complicità del regime fascista nella Shoah.

E occorrerebbe sempre ricordare come nella repubblichina di Salò il ruolo di ministro addetto alla Difesa della Razza fosse ricoperto da quel Giorgio Almirante che è stato il fondatore e massimo leader del Movimento Sociale, oggi apertamente osannato se non, per motivi di opportunità, dalla Meloni, da esponenti di primo piano del suo governo e del suo partito, come La Russa, Rauti junior ed altri. Siamo passati da Giorgio a Giorgia, ma non può certo dirsi che l’animale sia mutato, se non forse in superficie.

Ieri si appoggiava e aiutava con entusiasmo lo zio Adolfo concorrendo allo sterminio di, secondo alcune stime, oltre diecimila ebrei italiani. Oggi, con altrettanto entusiasmo, i postfascisti meloniani sostengono il governo dello zio Benjamin, che si propone di estendere e rendere ancora più sistematico il massacro dei Palestinesi da parte dello Stato di Israele che negli ultimi anni ha ucciso a sangue freddo centinaia di Palestinesi inermi.

Personalmente ho sempre criticato i parallelismi tra la Germania del Terzo Reich e l’Israele attuale, tanto più che la ricerca di nuovi Hitler per giustificare le guerre è sempre stato un inquietante tratto caratteristico dei pessimi media occidentali, ma non c’è dubbio che coll’ascesa al trono di Netanyahu sia stato compiuto un ulteriore passo nella direzione dell’autoritarismo, e quindi si tratta di regime che va isolato nell’interesse dello stesso popolo israeliano e della comunità ebraica internazionale.

C’è poi un aspetto del servilismo dell’attuale governo italiano nei confronti del regime israeliano che colpisce particolarmente riproponendo il motivo già accennato della repulsione nei confronti dei giudici e dello Stato di diritto, ed è quello costituito dal no dell’Italia a una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiede alla Corte internazionale di giustizia di pronunciarsi nuovamente sulle conseguenze dell’occupazione israeliana della Palestina. In tal modo il governo Meloni, tramite il suo impresentabile ministro degli Esteri Tajani, ha schiaffeggiato millenni di tradizione giuridica, dal Corpus juris giustinianeo all’importante dottrina internazionalista simboleggiata da giuristi come, fra gli altri, Roberto Ago e Gaetano Arangio Ruiz.

Si è trattato di un’ulteriore coltellata alla schiena alla pace e alla giustizia da parte di un governo già schierato al guinzaglio di Stati Uniti e Nato nella corsa ventre a terra verso la perpetuazione a tempo indeterminato della guerra in Ucraina, dalla quale Biden & C. stanno traendo benefici di ogni genere.

Si può essere facili profeti affermando che l’insediamento del governo di Netanyahu preluda a nuove pericolosissime estensioni dei focolai di guerra verso una deflagrazione generalizzata che ogni giorno che passa pare più inevitabile e più probabile. La sostanziale impunità di cui i governi israeliani godono da troppo tempo, nonostante le loro politiche disumane che violano norme internazionali di importanza fondamentale costituisce un elemento decisivo di questa situazione drammatica. E su questo come su altri piani il governo postfascista della signora Meloni sta dando il suo pessimo contributo.

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

Servizi ucraini: “Nuova offensiva a primavera, a marzo scontri più duri”. Mosca: “L’Italia non può mediare”

next
Articolo Successivo

Usa, sesta bocciatura di fila per l’elezione del repubblicano McCarthy come speaker della Camera. Biden: “Sta diventando imbarazzante”

next