Cinema

A letto con Sartre, un po’ come se Quentin Tarantino incontrasse il Cyrano di Rostand

Diretto dall’attore, scrittore e regista francese Samuel Benchetrit, ci sarà di che romanticamente (e sanguinosamente) sorridere

di Davide Turrini

Un apostrofo rosa nel profondo dell’anima di un gruppo di gangster. Quando il 26 gennaio arriverà nelle sale italiane A letto con Sartre (in originale è altra cosa: Cette musique ne joue pour personne) diretto dall’attore, scrittore e regista francese Samuel Benchetrit, ci sarà di che romanticamente (e sanguinosamente) sorridere. Un po’ come se Quentin Tarantino incontrasse il Cyrano di Rostand o se Quentin Dupieux cenasse con Eugenio Montale, il film di Benchetrit è un helzapoppin poetico e assurdo, uno sliding doors sottilmente comico, giocato su una sorta di sospensione di senso attorno alla fiammella dell’amore che luccica impacciata ed insistente, anche solo per pochi istanti in ogni individuo, anche quello socialmente meno presentabile.

Qui si tratta di districare trame e sottotrame attorno al personaggio di Jeff de Claerke (Francois Damiens), un boss discretamente spietato di un angolo di porto di una città del Sud della Francia. Neptune (Ramzy Bedia) è il suo guardaspalle che lo sostituisce nel donare ad una cassiera di cui Jeff è innamorato dei biglietti con su scritti suoi brevi componimenti poetici. A casa di Jeff staziona in tuta acrilica la silente moglie (Valeria Bruni Tedeschi), imbambolata di fronte ai reality della tv ma pronta ad estrarre pallottole dal corpo di un ferito. Intanto due scagnozzi di Jeff (Bouli Lanner e Joey Starr) convincono con le buone e con le cattive (tipo: strozzandoli con la cintura o soffocandoli con sacchi di plastica) compagni e compagne di classe della figlia del boss a partecipare o tenersi alla larga dalla festa di compleanno della ragazza. Infine, un altro sgherro di Jeff (l’immenso regista Gustave Kervern), impossibilitato ad uccidere con un’enorme ascia il contabile che ha rubato 8mila euro al capo, si innamora della moglie del contabile (Vanessa Paradis) e la asseconda nella messa in scena teatrale della commedia musicale amatoriale Sartre e Beauvoir, finendo lui stesso sul palco come protagonista dopo aver ucciso diversi attori rivali.

I personaggi si incontrano senza strepiti e urla anche se i rivoli di sangue scorrono, piccole increspature del fato diventano colpi di scena, e scansando lo sporco lavoro da criminali emerge il mal dell’anima travolto dagli amori impossibili (“le forme e i colori”, dicono nel film “nascono dalle tenebre”). Benchetrit sfrutta un sublime parterre de roi attoriale concedendogli classici stereotipi da riempire con surreale levità. Alcuni piani sequenza buffi e silenziosi appaiono in mezzo a inquadrature frontali in campo lungo che sussurrano curiosa poesia. Il risultato è spiritoso e sofisticato. Con un inciso spassoso e totalmente avulso dalla storia della gang e della famiglia di Jeff interpretato da un’altra star comica francese Vincent Macaigne. Distribuisce I Wonder.

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