Scatta il sequestro per alcuni dei conti italiani dei personaggi coinvolti dell’inchiesta sulle mazzette che sarebbero state pagate dal Qatar e dal Marocco nel cuore delle istituzioni Ue. Il gip di Bergamo ha congelato con un decreto di sequestro preventivo, su richiesta della Procura che ha dato esecuzione ad un ordine di investigazione europeo della magistratura belga, sei conti correnti intestati ad Antonio Panzeri, alla figlia Silvia, all’ex segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati Luca Visentini e a Francesco Giorgi, ex collaboratore dell’ex eurodeputato del Pd. In particolare, come comunica in una nota il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani, sono stati bloccati circa 200mila euro su un conto di Silvia Panzeri e 40mila euro su uno del padre.

In capo dell’ufficio inquirente lombardo spiega che “in data odierna, su delega della Procura della Repubblica di Bergamo, i militari della sezione di pg della Guardia di Finanza di Milano hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Bergamo che dispone il congelamento e il sequestro preventivo di sei conti correnti intestati a Pier Antonio Panzeri, Silvia Panzeri, Luca Visentini e Francesco Giorgi”. A tale proposito, spiega ancora Chiappani, “si evidenzia che sono stati rinvenuti” e bloccati “oltre 40mila euro riferibili a Panzeri e circa 200mila euro riferibili a Silvia Panzeri”. Questa attività “è scaturita dalla richiesta di assistenza giudiziaria internazionale emessa dal giudice istruttore presso il Tribunale di prima istanza di Bruxelles che sta procedendo per i delitti di corruzione pubblica, associazione per delinquere e riciclaggio di denaro”. Il sequestro dei conti deriva dalla richiesta di congelarli da parte della magistratura belga e non rientra, dunque, nell’ambito di un procedimento autonomo della Procura bergamasca.

Nei giorni scorsi le Fiamme gialle avevano trovato e sequestrato somme in contanti nella casa di famiglia di Panzeri in provincia di Bergamo (17mila euro) e in quella di Abbiategrasso di Francesco Giorgi (20mila euro). Inoltre, era stata acquisita, sempre su input dei magistrati belgi e su disposizione della Procura di Milano, documentazione su sette conti correnti riferibili a Panzeri, alla figlia, a Giorgi e a Visentini. Le carte sui conti sono state trasmesse in Belgio e, poi, dalle autorità di Bruxelles è arrivata in Italia la richiesta di bloccarne alcuni. Oggi è stata data esecuzione a quella istanza. Sia Panzeri che Giorgi sono ancora detenuti nel carcere di Bruxelles dal 9 dicembre scorso, giorno dell’arresto. Visentini, invece, dopo essere stato fermato è stato rilasciato dalle autorità belghe. Interrogato ha ammesso di aver ricevuto 50mila euro in contanti da Panzeri, contenute in due buste con stampato Babbo Natale: denaro che è stato usato per la sua campagna elettorale in vista dell’elezione al vertice del sindacato mondiale.

In giornata, intanto, la difesa di Maria Dolores Colleoni, moglie di Antonio Panzeri, ha depositato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di Brescia che lunedì ha dato il via libera alla consegna al Belgio della donna di 67 anni. Il ricorso dei legali Angelo De Riso e Nicola Colli si basa su “problemi persistenti nelle carceri belghe, tra cui il sovraffollamento di lunga data e la carenza di personale”. Elementi che hanno portato martedì un altro collegio di giudici bresciani a rinviare a gennaio per approfondimenti la decisione sulla figlia Silvia Panzeri.

Per la moglie e la figlia di Panzeri, infatti, da Brescia sono arrivate nei giorni scorsi due decisioni diverse: per Colleoni, ha scritto il collegio, “sussistono i gravi indizi di colpevolezza” ed è stato dato il via libera alla consegna, mentre per Silvia Panzeri (sono entrambe ai domiciliari) i giudici hanno stabilito che il Ministero della Giustizia dovrà chiedere approfondimenti sulle condizioni delle carceri del Belgio. Il ricorso per la posizione di Colleoni blocca l’esecutività della consegna decisa dai giudici. Ora la Cassazione dovrà fissare udienza e la decisione potrebbe arrivare entro una decina di giorni.

La seconda sezione della Corte d’Appello, guidata da Giulio De Antoni, ha ritenuto, in particolare, di concedere a Silvia Panzeri un rinvio al prossimo 3 gennaio: un termine per acquisire informazioni sulla situazione delle carceri belghe, dopo che i suoi due legali hanno illustrato un report del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti da cui sono emersi “una serie di problemi persistenti nelle carceri belghe, tra cui il sovraffollamento di lunga data e la carenza di personale”. Una questione riproposta ora anche in Cassazione per la moglie di Panzeri, che trae forza proprio dal provvedimento dei giudici bresciani. Il mandato d’arresto europeo per associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio a carico delle due donne era stato eseguito lo scorso 9 dicembre in Italia, quando in Belgio erano stati arrestati, tra gli altri, Panzeri, l’ex collaboratore Francesco Giorgi e la compagna Eva Kaili, ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo.

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