Revoca della sentenza, riapertura del caso e un nuovo filone sulla Juventus e altre società. La procura della Figc ha chiesto di cancellare quasi tutti i proscioglimenti relativi al caso plusvalenze e di riaprire l’indagine dopo aver letto gli atti arrivati da Torino relativi all’inchiesta Prisma che vede Andrea Agnelli e gli ex vertici della Juventus imputati con l’accusa, tra le altre accuse, di falso in bilancio. Il reato contestato dai pubblici ministeri sarebbe maturato, a loro avviso, anche grazie alle plusvalenze “artificiali” realizzate contabilizzando in maniera non corretta gli “scambi” tra giocatori.

L’ufficio coordinato dal procuratore capo Giuseppe Chinè ha inviato la notifica di revoca a nove delle 11 società coinvolte. La riapertura non riguarda soltanto la Juventus ma anche Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara. Nessuna mossa invece nei confronti del Napoli e del Chievo Verona, mai citate nelle carte torinesi. Non solo: sulla base degli atti dell’inchiesta penale, la procura federale ha comunicato di aver aperto un nuovo procedimento nei confronti della “Juventus e di altre società sportive professionistiche” per “ulteriori e nuove condotte disciplinarmente rilevanti rispetto a quelle per le quali ha già esercitato l’azione disciplinare”. È probabile si tratti di quelle società che, secondo l’accusa dei pm torinesi, avevano delle vere e proprie “partnership” con i bianconeri.

Ad aprile la procura federale si era vista rigettare dal Tribunale federale nazionale la richiesta di inibizione a un anno per Agnelli e 800mila euro di multa al club bianconero. Per l’ex ds Fabio Paratici erano stati chiesti invece 16 mesi e 10 giorni di inibizione. La sentenza di proscioglimento, vista l’impossibilità di dare un valore certo e univoco ai giocatori, era stata confermata poi dalla Corte federale d’appello. In totale erano 59 i dirigenti coinvolti, mentre la riapertura ne interessa 52.

In una nota la società bianconera ha ricordato che “potrà articolare le proprie difese nei termini previsti dal codice confidando di poter ulteriormente dimostrare la correttezza del proprio operato, l’assenza di elementi nuovi sopravvenuti rilevanti per il giudizio rispetto alla decisione della Corte Federale di Appello” e “la carenza dei presupposti dell’impugnazione proposta”.

La procura della Figc ci riprova sulla base degli atti ricevuti dai pubblici ministeri di Torino che hanno intercettato per oltre tre mesi le utenze dei dirigenti della Juventus in pieno calciomercato e ritengono di aver ricostruito, anche attraverso i documenti ritrovati nel corso delle perquisizioni, come le plusvalenze fossero una “bolla” frutto di “precisa pianificazione” e “necessaria” per far quadrare i conti. Una buona parte di queste operazioni erano senza cash: “Permute a tutti gli effetti”, secondo la tesi dell’accusa.

E il principio contabile in caso di permuta è quello di registrare l’immobilizzazione immateriale (i diritti delle prestazioni del calciatore scambiato, in questo caso) al valore contabile netto (cioè il suo valore iscritto a bilancio al netto di ammortamenti e svalutazioni). Una contabilizzazione secondo questo standard delle operazioni di mercato al centro dell’inchiesta, sostiene la procura, avrebbe generato un impatto negativo per 44,6 milioni sul bilancio chiuso nel giugno 2019 e di 84,76 milioni su quello dell’anno seguente.

Che queste operazioni venissero eseguite come “permute” all’interno della società emergerebbe anche da alcune conversazioni intercettate dalla Guardia di finanza. Sul tema, nella richiesta di misura cautelare avanzata il 29 giugno al giudice per le indagini preliminari e respinta, è riportata un’affermazione del ds Federico Cherubini nel novembre 2021: “Io mi sono sempre interfacciato con Fabio, prima c’era Marotta ma negli anni di Marotta c’era un mercato più florido per le plusvalenze cash. Con Fabio siamo più andati nella direzione di fare plusvalenze da scambio”.

Di “tenore confessorio” e “probante” è ritenuto soprattutto il “libro nero FP”, gli appunti di Cherubini su Paratici. È lì che si legge come di un utilizzo “eccessivo plusvalenze artificiali”. Il modus operandi della Juventus si è avvalso, sempre secondo l’accusa, anche delle “partnership” con società terze tra cui Sassuolo, Sampdoria, Atalanta che “unitamente ad ‘impegni morali’ rivelatisi ‘scritti’, inquinano ulteriormente il settore in questione ed il valore attribuito ai calciatori”. Adesso tutto quel materiale è in mano alla procura federale, pronta a tornare alla carica e ad allargare lo spettro delle sue accuse.

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