Gli uomini di Matteo Salvini vincono i congressi provinciali di Padova e Verona, ma in casa della Lega l’esito delle prime votazioni venete importanti sanciscono una frattura profonda. Da una parte il segretario federale e ministro, dall’altra il governatore Luca Zaia e il suo uomo di fiducia, l’assessore Roberto Marcato, che vorrebbe fare il segretario regionale. Feroci le polemiche e le accuse indirizzate da Marcato all’indirizzo dei notabili di via Bellerio, che hanno come punti di riferimento il commissario Regionale Alberto Stefani e il sottosegretario Massimo Bitonci. Accuse di scarsa trasparenza perché sarebbero avvenute iscrizioni negli ultimi giorni, decisive ai fini della vittoria, e perché i candidati anti-Salvini non avrebbero ricevuto gli elenchi degli iscritti, così da poter svolgere una campagna elettorale paritaria.

I due salviniani vincenti sono Nicola Pettenuzzo a Padova e Paolo Borchia a Verona. Nella città del Santo, però, lo scontro è stato feroce, anche perché lì abita Marcato che aveva impegnato tutti i propri sostenitori per sconfiggere il candidato del segretario Salvini. La differenza è stata di sole 29 schede su un totale di 810 votanti: Pettenuzzo, sindaco di San Giorgio in Bosco, ha ottenuto 419 voti, mentre si è fermato a quota 390 Michele Giraldo, sindaco di Brugine. Così nel direttivo provinciale la componente filo salviniana ha ottenuto 7 posti, la seconda 5, ma soltanto 4 voti hanno evitato che la disfida finisse in un pareggio. Ecumenico il commento del commissario regionale Stefani, che si è complimentato con tutti i militanti: “Il nostro leader Matteo Salvini mi ha appena detto al telefono che non ci sarà nessuna resa dei conti, ora dobbiamo marciare uniti per il bene del movimento”. Poi ha annunciato che i congressi di Venezia, Vicenza, Belluno e Treviso si terranno tra il 22 e il 29 gennaio.

Le parole non hanno placato l’assessore regionale Roberto Marcato, che sosteneva Giraldo. Le sue dichiarazioni preludono a una stagione di veleni: “Il nostro è un risultato straordinario, tenendo conto di tanti elementi. Innanzi tutto il partito aveva impegnato tutte le sue forze sull’avversario che per me, sia chiaro, è una persona assolutamente perbene e capace. Però bisogna avere presente la gestione di questi tre anni, culminata nel fatto che non abbiamo ricevuto l’elenco dei militanti e non abbiamo potuto fare una campagna vera. Ecco, mettendo in fila tutto questo, pensavamo che saremmo stati schiacciati, invece abbiamo dimostrato quanto pesiamo. E se non fossero stati iscritti una cinquantina di militanti negli ultimissimi giorni, certamente non su nostra richiesta, l’ago della bilancia si sarebbe sicuramente spostato verso di noi. Ad ogni modo, per me il verdetto è sacro, quindi lo rispetto”. Le ombre che getta sull’attivismo degli uomini di Salvini sono però pesanti.

A Verona il risultato a favore del segretario è più marcato, ma non bisogna dimenticare che quella è la terra di Lorenzo Fontana, ex ministro ed attuale presidente della Camera dei Deputati. L’europarlamentare Paolo Borchia ha superato nettamente l’ex deputato Vito Comencini con 347 voti contro 232. Proprio a Verona aveva cercato di sfondare, più che Zaia, il Comitato del Nord che fa riferimento a Umberto Bossi. Non c’è riuscito. La prima provincia leghista ad andare al voto era stata Rovigo, doveva alcune settimane fa aveva vinto Guglielmo Ferrarese, in quel caso candidato unico. Lì la Lega non si era spaccata e non aveva mostrato a tutti l’esistenza di due correnti contrapposte. Dopo i risultati di Padova e Verona, il commissario Stefani ha detto: “Adesso, zero polemiche, con l’auspicio che la celebrazione dei congressi finalmente calmi gli animi”. Non sarà facile perché l’andamento delle prossime consultazioni nelle quattro province residue determinerà gli equilibri al congresso regionale, dove Marcato ha lanciato il guanto della sfida a Stefani. Finora Salvini sta dimostrando di controllare il partito, il che potrebbe acuire il conflitto con Luca Zaia, il quale continua a restare, prudentemente, alla finestra.

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