La diffusione delle notizie riguardanti il QatarGate in Italia ha causato una valanga di reazioni di condanna e indignazione. “Vicenda scandalosa, un danno ai nostri ideali” ha commentato Enrico Letta. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo ha definito “uno scenario dai contorni devastanti” e ha invocato una “reazione ferma e decisa”. Matteo Salvini si è detto preoccupato degli episodi in Europa “di possibile corruzione di potenze straniere che hanno riempito di quattrini parlamentari di sinistra”. Così da tutti i fronti viene chiesta, a gran voce, maggiore attenzione sul tema della corruzione. L’inchiesta che ha scosso Bruxelles, coinvolgendo direttamente l’Italia, riaccende pertanto i riflettori sulla questione morale. E a indignarsi sono gli stessi leader e partiti che meno di tre mesi fa sono stati impegnati nella campagna elettorale che ha portato al rinnovo del Parlamento e dato il via al governo guidato da Meloni. Viste le reazioni dure e di ferma condanna sicuramente il contrasto alla corruzione, storico tallone d’Achille italiano, avrà trovato molto spazio nei programmi elettorali delle forze politiche italiane.

Il fattoquotidiano.it aveva già analizzato, a pochi giorni da voto, l’impegno antimafia dei partiti in campagna elettorale, con il dossier pubblicato dall’associazione Wikimafia (qui tutti i dettagli), ma sul fronte lotta alla corruzione cosa viene fuori? Scorrendo le pagine dei programmi dei diversi partiti appare un quadro a dir poco disarmante: nella maggior parte dei casi compaiono riferimenti generici senza proposte concrete o addirittura, nel caso di Lega e Forza Italia, la parola “corruzione” non compare in nessuna delle pagine del programma. Una delle poche eccezioni riguarda il Movimento 5 stelle che non solo dedica molto spazio alla lotta alla corruzione, ma approfondisce anche l’aspetto riguardante la regolamentazione del lobbismo (altro tema tornato al centro del dibattito pubblico con l’indagine belga).

Andando con ordine, nel programma elettorale del Pdpartito finito nell’occhio del ciclone dopo il QatarGate – la parola corruzione compare una sola volta quando, si legge, che “Mafie e corruzione tendono sempre a consolidare sistemi di potere occulti, che ambiscono a condizionare la stessa democrazia”. Frase presente nel paragrafo dedicato alla giustizia: non seguono però proposte concrete per contrastarla. Si cita la necessità di una “minor durata dei processi”, del rafforzamento di “una strategia europea e internazionale per contrastare il riciclaggio e i trafficanti” e viene dedicato anche un discreto spazio alla lotta alle mafie (tanto da ottenere una sufficienza nel dossier dell’associazione Wikimafia). Se, da un lato, mancano le proposte per contrastare la corruzione, dall’altro, il Partito democratico propone “una modifica della Legge Severino sui Sindaci” con l’obiettivo di “eliminare, con eccezione dei reati di grave allarme sociale, la sospensione automatica dalla carica con la sola condanna di primo grado“. Sul fronte antimafia vanno ancora meglio gli alleati di Sinistra Italiana-Verdi che però citano il contrasto alla corruzione solo quando parlano di crimini ambientali ed ecomafie.

Sul fronte del centrodestra va ancora peggio. Se sulla lotta alla mafia i loro programmi erano stati definiti da Wikimafia “largamente deficitari“, la situazione precipita concentrandosi sull’aspetto della corruzione. Una parola mai citata dal partito di Matteo Salvini che nelle 200 pagine di programma trova spazio, invece, per parlare di baby gang e mafia nigeriana. La riforma della legge Severino “per evitare sanzioni automatiche nei riguardi di amministratori locali che paralizzano l’attività amministrativa” è però un punto saldo che mette d’accordo anche Forza Italia che propone addirittura di abrogarla. In effetti è quella stessa legge che nel novembre del 2013 causò la decadenza dalla carica di senatore di Silvio Berlusconi dopo la condanna a 4 anni per frode fiscale. E anche per Forza Italia il termine “corruzione” non compare in nessuna delle 35 pagine del programma, partito di Berlusconi che punta invece su “regole più certe per applicare la custodia cautelare e per disporre le intercettazioni, con particolare riferimento all’utilizzo dei trojans”. Cioè si vorrebbero depotenziare tutti quegli strumenti fondamentali nelle indagini, comprese quelle per corruzione, come si nota dal ruolo svolto dalle intercettazioni proprio nell’inchiesta della Procura belga.

Come il Pd anche Fratelli d’Italia cita la corruzione in maniera generica quando parla di “lotta senza tregua a tutte le mafie, al terrorismo e alla corruzione”, tra l’altro nel capitolo riguardante immigrazione e sicurezza. Ma oltre a riforme che riguardano i magistrati (come la separazione delle carriere e la riforma del Csm) il partito di Giorgia Meloni sorvola su quasi tutti gli argomenti tanto da meritare un “non classificato” da Wikimafia. Ma a fronte di un programma carente di contenuti, ci sono invece le dichiarazioni e le proposte dell’attuale ministro della Giustizia. Carlo Nordio, infatti, già in campagna elettorale si era espresso contro le intercettazioni telefoniche che vorrebbe limitare “ai reati di grave allarme sociale” come “mafia e terrorismo”. Non solo intercettazioni, ma anche immunità e avvisi di garanzia: se le idee di Nordio venissero concretizzate in Italia l’inchiesta sulle euromazzette non sarebbe possibile. Un “non classificato” anche per il cosiddetto Terzo polo. Nel programma elettorale di Azione e Italia viva di corruzione si parla solamente quando si propone di “tenere alta la guardia” nella gestione dei fondi del Pnrr. Nella pagina dedicata alla giustizia si parla soprattutto di interventi sulle “carriere dei magistrati” e compare anche il “ripristino della prescrizione sostanziale“.

Unica eccezione riguarda il Movimento 5 stelle. Nel suo programma dedica diversi punti alla lotta alla corruzione (tema storicamente caro al Movimento) e agli strumenti per contrastarla. Dal “rafforzamento dei controlli e monitoraggio dei fondi Pnrr (misure di prevenzione, documentazione antimafia e interdittive)” implementando “il raccordo fra le banche dati”, al “contrasto a reati economici, tributari e finanziari anche attraverso la regolamentazione delle criptovalute”, fino alla “difesa della normativa introdotta con la legge cosiddetta Spazzacorrotti e degli
strumenti investigativi come le intercettazioni e il captatore informatico che risultano indispensabili per il contrasto e la repressione di gravissimi reati”. In più nel programma del M5s di parla del recepimento della direttiva europea sul Whistleblowing e rafforzamento della tutela per i whistleblower, cioè i dipendenti e collaboratori del pubblico e privato che denunciano reati contro la pubblica amministrazione. Non solo, il M5s nel suo programma ha approfondito anche l’argomento lobby e la necessità di rapporti più trasparenti tra politici e portatori di interessi. Se a Bruxelles un regolamento c’è (e – come si nota – non è molto efficiente, con nove persone chiamate a controllare 12.445 società di lobby) in Italia non esiste. In realtà c’è un proposta di legge del Movimento 5 stelle già approvata in prima lettura alla Camera e ancora ferma in Senato. Per questa ragione il movimento di Conte nel programma elettorale ne propone l’approvazione definitiva. Infine il M5s punta l’attenzione su “una efficace normativa europea che prevenga e sanzioni il fenomeno delle revolving doors, ovvero i casi in cui funzionari delle istituzioni europee e italiane passano a lavorare in tempi rapidi come lobbysti o comunque in aziende private”. Tutto questo per impedire il fenomeno delle “porte girevoli”.

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