Prima lo sconcerto, poi l’autoproclamazione di parte lesa, nel caso degli esponenti sfiorati dal tema la professione d’innocenza e ancora, infine, la richiesta di leggi per una maggiore trasparenza. E’ il momento dell’autoanalisi del Partito democratico. E il giudizio più duro arriva da Gianni Cuperlo, ex presidente del partito, ora deputato. “Ho detto che mi vergogno dello scandalo a Bruxelles – risponde in un’intervista al settimanale di The Post Internazionale – La questione morale teorizzata da Berlinguer è entrata dentro di noi, nella sinistra. C’è un abbassamento della soglia di sorveglianza. L’accesso al potere è diventato, in alcuni casi, il fine ultimo. Il resto è conseguenza. Se sopprimi ogni forma di finanziamento della politica, rimanere nelle istituzioni diventa il traguardo a cui non puoi rinunciare. I soldi gli strumenti per conservare lo status. Le responsabilità sono sempre personali, ma paghiamo anche gli errori di questi anni, a partire dalla selezione dei gruppi dirigenti. C’è il ritorno a un accesso patrimoniale alle cariche elettive. Chi non è nelle istituzioni non esiste”.

La questione della tempesta che si è abbattuta sul Pd entra giocoforza nel meccanismo già complicato del rinnovo della classe dirigente, cioè del congresso che dovrà portare all’elezione del nuovo segretario. In questo momento in cui il Pd è un po’ uno zombie, per via del fatto che ha un segretario ancora in carica che però è uscente dal 26 settembre e dall’altra parte il lento percorso che porterà a un nuovo leader non prima di febbraio. E i candidati cosa dicono di questa storia di mazzette all’Europarlamento che coinvolge un ex ma si avvicina pericolosamente col passare dei giorni al cuore del gruppo dei Socialisti europei? Ad Agorà (Rai3) Elly Schlein, eurodeputata fino a qualche anno fa, spiega: “Non avevo alcun elemento per pensare che ci fossero episodi così gravi, vedremo le indagini, ma quando c’è una flagranza di reato di questo calibro anche i più garantisti come me hanno modo di ritenere che i fatti siano gravissimi”. Schlein parla di una “vicenda gravissima e vergognosa, di proporzioni enormi”. La reazione, aggiunge, non può che essere “la più dura ferma e rigorosa”. “I corrotti ne risponderanno davanti alla giustizia, se le accuse verranno confermate, e bisogna stringere le maglie dei controlli – sottolinea ancora al programma di Monica Giandotti – La questione morale è attuale, c’è sia a destra sia a sinistra, non bastano le indagini, ma serve una reazione di istituzioni e politica stringendo i controlli”. Nei giorni scorsi Schlein aveva messo l’accento sul “fenomeno delle porte scorrevoli, che vede chi ha avuto ruoli di rappresentanza delle istituzioni poi farvi seguire con disinvoltura ruoli di rappresentanza di interessi privati”. Un passaggio in cui c’è chi ha letto in filigrana il nome di Matteo Renzi, già preso di mira, insieme a Massimo D’Alema, da un altro esponente Pd, il vicesegretario Peppe Provenzano. Ma Renzi oggi non perde occasione per infierire: “C’è un atteggiamento di doppia morale a sinistra – ha detto a Omnibus a La7 – Quelli coinvolti nello scandalo Qatar che prendevano borsoni di soldi per incidere sui processi decisionali nelle istituzioni sono gli stessi che se ne erano andati dal Pd perché dicevano che io non rispettavo i valori della sinistra”.

Dall’altra parte il suo rivale nella corsa congressuale, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, in un’intervista al Quotidiano Nazionale dichiara che il Qatargate “non riguarda la sinistra in quanto tale o i suoi dirigenti: nel caso il Pd è parte lesa e come tale si comporterà. Il punto è un altro: sta emergendo una vicenda gravissima. Abbiamo visto comportamenti totalmente incompatibili con la nostra comunità e i nostri valori. Direi con la mia idea di democrazia”. Bonaccini ricorda che già Enrico Letta “è stato molto netto” nella condanna su quanto avvenuto. Allo stesso modo, “la delegazione al Parlamento europeo del Pd ha tenuto un atteggiamento duro nelle votazioni sul Qatar – ricorda -. Per me nessuno può pensare alla politica e ai partiti come strumenti di pressione o come lobby. Ancora più grave e inaccettabile se si pensa di poterlo fare per sostenere gli interessi di Paesi stranieri”. E’ necessario “costruire un sistema di prevenzione, anche se il lobbismo in Europa è normato: ma quello che preoccupa di questa vicenda è la politica che si trasforma in lobby“.

Nei giorni scorsi Letta aveva parlato di una “vicenda scandalosa e inaccettabile“. Per l’ex ministra Paola De Micheli, anche lei candidata, “quello che sta emergendo dalle inchieste in corso è di una gravità assoluta, uno scandalo nel quale il Partito democratico è parte lesa. In ballo ci sono i nostri valori, quelli delle democrazie europee e la credibilità delle istituzioni. La questione morale è la priorità, il Partito democratico è in prima linea nel pretendere che venga fatta chiarezza a tutti i livelli, con il rigore e la fermezza richieste dalla situazione”. Letta aveva parlato di una “vicenda scandalosa e inaccettabile”.

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