L’indagine della procura di Latina sulle cooperative che coinvolge sei persone tra cui suocera e compagna del deputato Aboubakar Soumahoro è relativa reati fiscali e tributari, ma come sottolineato dal giudice per le indagini preliminari “grazie al fraudolento sistema contabile” i soldi pubblici destinati al sistema di protezione di rifugiati e richiedenti asilo in alcuni casi sono stati prelevati in contanti, in altri dirottati all’estero. Una ex dipendente a verbale agli inquirenti ha anche raccontato che i contributi statali sono stati incassati anche quando alcuni lasciavano le case gestite. “Molti ospiti delle strutture del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati si allontanavano dalle strutture per ricongiungersi a familiari ed altro, di questo i responsabili della Coop. Karibu venivano informati immediatamente, ma non provvedevano ad espungerli dalla lista tenendoli appesi per tre o quattro mesi continuando così a percepire il contributo dell’ospite che si era allontanato e non aveva più diritto allo stesso“.

Gli ex dipendenti hanno spiegato come fossero gestite le case definite “fatiscenti“: troppi ospiti, arredamento inadeguato rispetto al numero delle persone, mobili rotti e malmessi. Anche sul versante delle condizioni igieniche la situazione non era migliore: erano “carenti”, senza considerare che gli ospiti potevano avere anche molto freddo perché il riscaldamento veniva ridotto di notte oppure del tutto assente. Spesso in queste alloggi sovraffollati i migranti dovevano fare i conti anche con insetti e topi. Non venivano eseguite né la derattizzazione né la deblattizzazione. I previsti corsi di lingua italiana, per cui venivano emesse fatture, era “scarsi o insufficienti”. Un’altra es dipendente ha raccontato che l’associazione Jambo (considerata uno “schermo” dagli inquirenti) “non faceva attività dì formazione alfabetizzazione agli ospiti ma si
occupava genericamente di assistenza“. Un’altra ex dipendente della Karibu per circa tre anni oltre a lamentare il mancato pagamento degli stipendi ha raccontato di “case fatiscenti e di ragazzi in situazioni pessime”.

C’è poi la questione progetti: un altro ex dipendente agli inquirenti ha chiarito che “la Karibu aveva un ufficio preposto alla elaborazione dei progetti per la partecipazione alla gara, ma non mi sono mai occupato di elaborare progetti… Ricordo di aver sicuramente preparato al massimo qualche lettera di adesione o scritti non finalizzati alla partecipazione di gara. Sostanzialmente erano delle banalissime lettere”. Riguardo poi a eventuali elaborazioni di progetti finalizzati al rimpatrio assistito l’ex dipendente ha dichiarato di essersi “occupato di organizzazione e logistica di un evento di divulgazione e sensibilizzazione sul tema… Tale attività riguardava l’Aid (il consorzio, ndr) e mi era stata richiesta nello specifico da Rukundo (figlio di Marie Therese Mukamatsindo, ndr). Preciso che non mi sono occupato di tali progetti, né l’ufficio di cui faccioio parte si è mai occupato di tali progetti”.

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