In piedi per tutto il turno di lavoro, senza la possibilità di sedersi. Al Museo delle culture (Mudec) di Milano il personale predisposto alla sorveglianza delle sale gestite dal gruppo 24 Ore Cultura e appaltate a Sicuritalia deve lavorare così, per una paga di 5,49 euro lordi l’ora. A questo si aggiunge un paradosso: nei saloni adiacenti in carico al Comune di Milano, appaltati alla cooperativa Leader Service, chi fa lo stesso lavoro può contare su alcune sedie all’ingresso delle mostre. Entrambe le gestioni sono legittime dal punto di vista legale: il contratto di lavoro nazionale per la vigilanza privata e i servizi fiduciari non viene rinnovato dal 2015, nonostante già nel 2013 tutte le parti si fossero impegnate a migliorarlo. Ilfattoquotidiano.it ha raccolto la voce di un dipendente che porta allo scoperto le condizioni di lavoro.

La denuncia – “Non c’è nessun rispetto per i servizi prestati”, spiega Alberto (nome di fantasia). Come da contratto, sono richieste 6 ore di servizio, ma capita che i turni diventino doppi o si allunghino a seconda delle necessità del museo. “Tutto viene comunicato con poco preavviso”. Alberto sottolinea anche che chi lavora all’interno del Mudec e deve indossare una uniforme si trova a cambiarsi in bagno: “Non ci sono spogliatoi”, spiega, per poi aggiungere: “L’altro giorno me ne sono andato perché volevano lasciare i portoni aperti, ma faceva troppo freddo”. Per trovare migliori condizioni di lavoro, diversi operatori sono alla ricerca di un’alternativa. Il part time però non è quasi possibile – sostiene Alberto – perché la flessibilità richiesta dal lavoro rende complesso trovare un secondo stipendio su cui contare. Per questo “c’è un grande turnover, spesso preferiscono cercare un posto altrove invece che chiedere condizioni migliori qui”.

La risposta di Sicuritalia – “Si tratta di un lavoro di sorveglianza: se una persona si siede in un angolo della sala, come può vigilare sull’intero perimetro?”. Sono le parole di Barbara De Gregorio, coordinatrice dei lavoratori di Sicuritalia. Niente sedie, quindi. De Gregorio però specifica: “Ci sono panche all’interno delle sale, dove gli operatori possono sedersi in caso di emergenza”. Per il resto, però, la politica di Sicuritalia è chiara: “Stiamo parlando di un turno di 5 ore e 15 e quando vengono fatti i colloqui viene anticipato di che tipo di impegno si tratta”, sottolinea, aggiungendo che “vengono consigliate calzature comode per stare in piedi”. La pausa? “Dieci minuti ogni 6 ore, mentre sui turni di 8 ai lavoratori spetta un’ora”. Per quanto riguarda l’organizzazione, Sicuritalia non nega che ci siano variazioni dell’ultimo minuto che vengono comunicate con poco preavviso, ma specifica: “Di norma i turni vengono stabiliti ogni dieci giorni”. 24 ore cultura, che ha deciso di dare l’appalto a Sicuritalia, risponde così a ilFattoQuotidiano.it: “Prendiamo atto e se la situazione è grave interverremo”. L’azienda, però, non si occupa dei singoli problemi degli operatori: “Noi non ci interfacciamo con i lavoratori, ma con Sicuritalia che gestisce le condizioni di lavoro”.

Il vuoto normativo – “Abbiamo avuto molti incontri per stipulare un nuovo contratto per la vigilanza privata e i servizi fiduciari, ma non ci sono stati risultati soddisfacenti per le parti”. Emanuele Ferretti segue per Filcams-Cgil il tavolo di lavoro che è in corso. Tutto procede a rilento perché “il mancato rinnovo non ha sanzioni per le imprese”, argomenta. Sicuritalia è una delle più importanti aziende italiane del settore della vigilanza: “Nel 2020 ha avuto un fatturato in forte aumento”, chiarisce Ferretti. I soldi per accordare un salario più alto di 5,49 euro l’ora – sostiene – ci sarebbero e nulla vieta di fissare lo stipendio a un livello più alto rispetto a quello previsto dalla legge. “La responsabilità dell’organizzazione del lavoro è della cooperativa che prende in carico l’appalto”, spiega il sindacalista. A beneficiare di salari bassi sono i committenti, in questo caso il gruppo 24 Ore cultura: “Si tratta di appalti labor intensive, nei quali la voce di costo più pesante è legata agli stipendi”. La conseguenza? “Se il costo del lavoro rimane basso, il committente paga meno”.

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