Giuseppe lavora come concierge per una grande azienda francese con filiali in Italia. Assunto con il Ccnl dei servizi fiduciari, guadagna meno di 800 euro lordi al mese. Pur facendo numerose ore di straordinario, la sua busta paga non supera mai i 1000 euro al mese nemmeno a fronte di un impegno da 50 ore a settimana: “Tanti di noi lavorano anche 12 ore al giorno per portare a casa uno stipendio un po’ più dignitoso alla fine del mese, visto che i nostri salari full time sono bassissimi”. Non va meglio a Francesco, guardia giurata armata che lavorando 24 notti al mese, sabati, domeniche e festività compresi, riesce a raggiungere 1050 euro al mese. Le storie di Giuseppe e Francesco, purtroppo, sono comuni a tantissimi colleghi che lavorano nel settore regolato dal Ccnl Servizi fiduciari e Vigilanza privata, un contratto collettivo nazionale siglato dai maggiori sindacati di categoria e scaduto ormai da sei anni che presenta minimi retributivi tra i più bassi in Italia.

Nonostante ormai da anni vadano avanti le proteste e gli scioperi dei dipendenti del settore – circa 100mila in tutto il Paese – e nonostante esistano numerose sentenze (come quella del Tribunale di Torino che afferma che i minimi tabellari del Ccnl sono sensibilmente inferiori al tasso-soglia di povertà assoluta individuato dall’Istat ed ai livelli retributivi previsti per posizioni professionali analoghe da altri contratti nazionali e, dunque, “non può considerarsi conforme ai principi di proporzionalità e di sufficienza ricavabili dall’art. 36 Cost”) le trattative per il rinnovo del contratto sembrano essere a un punto morto e nel frattempo gli operatori contrattualizzati con questo contratto continuano a lavorare per circa 4/5 euro lordi all’ora, andando a ingrossare le fila dei “working poor”, quei lavoratori che a fronte di un impiego anche full time guadagnano talmente poco da non riuscire a sostenersi economicamente in maniera indipendente.

Alessandro lavora 40 ore a settimana come guardia giurata per uno stipendio pari a 800 euro al mese: “Ho un solo riposo a settimana e lavoro weekend e festivi per uno stipendio ridicolo. Non ho né 14esima né buoni pasto né alcun tipo di tutela. Quel che è peggio è che queste condizioni sono legali e note a tutti”. Il Ccnl Vigilanza privata e servizi fiduciari è da anni al centro delle polemiche e delle proteste degli addetti al settore proprio per via dei bassissimi salari contrattati dai maggiori sindacati all’epoca dell’ultimo rinnovo, risalente al 2015. Il contratto nazionale, che copre figure trasversali che vanno dalla vigilanza armata e non armata, al portierato fino a steward e hostess per l’accoglienza e manutentori, ha di fatto reso legali e legittimi degli stipendi pericolosamente vicini alla soglia di povertà. Ad esempio, il minimo tabellare per la vigilanza privata al livello F è pari a 797 euro lordi mensili mentre per quanto riguarda i servizi fiduciari l’ultimo livello del cnl prevede circa 1048 euro lordi mensili.

“Lavoro nella vigilanza privata da ormai 10 anni e sono passato da un iniziale Ccnl nel commercio al multiservizi e infine all’attuale servizi fiduciari a causa di continue gare d’appalto al ribasso – racconta Carlo a ilfattoquotidiano.it – I miei colleghi ed io lavoriamo per 4 euro netti scarsi all’ora, non abbiamo buoni pasto e molto spesso siamo impegnati anche per 12 ore di fila, notturni compresi. Ci sono colleghi che lavorano anche oltre 60 ore a settimana per uno stipendio che arriva a 1000 euro scarsi al mese”. Anche in questo caso, a cadenza quasi quotidiana le cronache locali raccontano di numerose proteste di lavoratori in appalto che, improvvisamente, si trovano a dover abbandonare il proprio vecchio contratto per passare al Ccnl Servizi fiduciari con conseguente contrazione del proprio stipendio. E’ recentissimo il caso, denunciato dai sindacati Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl, dei 10 lavoratori addetti al portierato delle residenze universitarie della Bicocca di Milano che, causa affidamento temporaneo dei servizi a Prodest, si sono visti proporre poche settimane fa condizioni contrattuali e salariali decisamente inferiori per conservare il proprio posto di lavoro, passando da 1200 euro di stipendio con CCNL Multiservizi garantiti da Sodexo a 700 euro netti per un full time da 40 ore lavorative a settimana proposti con il CCNL Servizi Fiduciari da Prodest.

A peggiorare un quadro già gravato da salari lontani dal poter essere considerati dignitosi ci sono le usuranti condizioni professionali che molti lavoratori di questo settore sono costretti a subire pur di portare uno stipendio a casa. Molti lavoratori, infatti, raccontano di continue richieste di flessibilità e reperibilità da parte dei propri datori di lavoro che comunicano spostamenti di turno con un anticipo di pochissime ore, anche il giorno stesso e a turno già iniziato. “Spesso mi capita di dover rimanere a lavoro anche 12/16 ore a fronte delle 8 canoniche ore di turno. Il responsabile mi chiama poco prima della fine del mio turno per chiedermi di rimanere altre 4 ore e mi trovo a dover lavorare dalle 6 del mattino alle 18 con soli 15 minuti di pausa per mangiare, da fare rigorosamente lontano dalla postazione e solo se ho un collega disposto a darmi il cambio per quei pochi minuti che mi spettano per pranzare”, racconta Giulio a ilfattoquotidiano.it. “Da contratto, se al termine del turno supplementare non c’è un collega disponibile a darmi il cambio, l’azienda mi impone ulteriori 150 minuti di disponibilità al termine dei quali posso abbandonare la mia postazione e tornare a casa. In sostanza, posso lavorare dalle 6 del mattino alle 20.30 di sera senza soluzione di continuità per poi ricominciare il mattino successivo. E la mia sveglia suona alle 4. Ci sono stati giorni in cui ho lavorato anche 16 ore di fila, settimane da 84 ore lavorative, periodi in cui ho dovuto lavorare per 12 giorni di fila senza riposo. Potrei rifiutarmi? In realtà no, perché se dovessi farlo subirei delle punizioni, peggiorerebbero ulteriormente le mie condizioni lavorative”.

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