Aveva premeditato nel dettaglio la strage e dopo avere ucciso era già pronto per scappare all’estero. Nello zaino di Claudio Campiti, 57enne che ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre quattro a una riunione condominiale del consorzio Valleverde a Fidene, quartiere della periferia nord-est di Roma, gli investigatori hanno trovato il passaporto, alcuni vestiti e seimila euro in contanti. Con sé aveva anche 170 proiettili e un secondo caricatore. Secondo quanto emerso finora, Campiti – a cui la Procura di Roma nel decreto di fermo contesta anche il pericolo di fuga – ha sparato sette-otto colpi, altri sette erano nel caricatore dell’arma e altri 155 gli sono stati trovati addosso. Ed era anche stato denunciato più volte dagli inquilini del Consorzio Valleverde, società che gestisce una serie di villette sul lago del Turano, in provincia di Rieti. Con quel consorzio Campiti era in guerra da anni, si sentiva perseguitato e si rifiutava di pagare le spese.

Aveva già in mente di uccidere tutti i partecipanti alla riunione e una volta chiuse le porte del bar dove si svolgeva l’incontro aveva urlato “vi ammazzo tutti”, come ha riferito un testimone. Ma fino a pochi minuti prima, il killer era disarmato. Non possedeva infatti una pistola perché aveva richiesto, senza ottenerlo, il porto d’armi: per procurarsi la Glock calibro 9 con cui ha fatto fuoco sui partecipanti alla riunione era andato al poligono intorno alle 8.30, ha lasciato un documento di identità, si l’è fatta consegnare, e poi si allontanato. E’ salito a bordo dell’auto e dopo un percorso di circa 9 chilometri ha raggiunto il gazebo dove era prevista l’assemblea dei consorziati. In totale sarebbero stati esplosi circa 4-5 colpi, tutti a distanza ravvicinata, a bruciapelo. “Sapevamo che aveva problemi, ma non pensavamo che arrivasse a tanto”, racconta sotto shock un testimone.

Il porto d’armi era stato negato proprio grazie alle informazioni fornite dalle forze dell’ordine del luogo di residenza, che avevano riferito delle liti in corso con il consorzio: i vicini infatti lo avevano segnalato perché in un’occasione aveva minacciato alcuni ragazzini che giocavano davanti a casa sua. Campiti era da tempo in rotta di collisione con gli altri consorziati: aveva aperto un blog, consorziovalleverde.blogspot.com, in cui se la prendeva con i vertici dell’ente, descritti alla stregua di un’associazione mafiosa. I dissidi con gli altri consorziati erano emersi anche da varie denunce a carico di Campiti. “Noi avevamo presentato diverse denunce – hanno raccontato alcuni dei consorziati dopo la sparatoria in cui hanno perso la vita tre donne – Non voleva pagare le spese del consorzio e quest’estate avevamo organizzato un campo di pallavolo ed era arrivato a minacciare i ragazzi perché si sentiva infastidito“. Denunce per minacce rimaste inascoltate.

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