Tanti propongono ai risparmiatori soluzioni per difendersi dall’inflazione. Molte inaffidabili, alcune truffaldine. Passiamo in rassegna le principali, segnalando per approfondimenti il webinar del 14 dicembre 2022 “Risparmi e inflazione. Conti giusti e sbagliati” (iscrizione gratuita) organizzato per i Dipartimenti di Matematica e di Economia e Statistica dell’Università di Torino.

Il problema è individuare impieghi che strutturalmente difendano il potere d’acquisto del risparmi, non che possano difenderlo. Anche scommettendo sulle quotazioni dello zinco o del tungsteno potrebbe andare bene. Magari saliranno più del costo della vita. Ma può anche andare malissimo. Ma non parleremo alternative così peregrine; o strampalate come la criptovalute. Le soluzioni da approfondire sono altre.

Azioni. Non è vero che sistematicamente gli investimenti azionari tengano il passo coi prezzi, né sul breve né sul lungo periodo. Dal 1973 al 1983 la perdita reale con le azioni italiane fu del 65%. Anche nel 2022 sono scese a fronte del costo della vita che saliva. Le azioni vengono consigliate perché fruttano grossi guadagni a gestori e venditori.

Oro. A volte tiene il passo con l’aumento del costo della vita, a volte lo batte, a volte non gli sta dietro. Da fine 1980 a fine 1998 la perdita reale fu del 72%. Diciamo che ha un andamento erratico. Inoltre ha costi d’investimento facilmente del 10%.

Cct, Bot ecc. Va bene se i tassi nominali salgono come i prezzi. Ma di rado è così. Nel 2022 i tassi a breve sono saliti fino al 2,5% circa. Il costo della vita nell’ordine del 10%. Insomma, non ci siamo.

Piani di accumulo di capitale (pac). Non hanno nessun senso per difendere i propri risparmi. Si veda il post 13-11-2022. Immobili. Nell’ultimo periodo di alta inflazione, anni Settanta-Ottanta, l’hanno battuta. Non risulta invece che quest’anno in Italia e parecchi Paesi esteri gli immobili abbiano registrato rivalutazioni sul 10%. Di nuovo può andare bene oppure no.

Fondi pensione, polizze vita e simili. Sono indifesi a fronte dell’inflazione, in mancanza di qualsivoglia clausola di tutela del potere d’acquisto e di una gestione avveduta. I passati periodi di alta inflazione sono stati disastrosi per le rendite assicurative, come ammettono gli stessi assicuratori.

Tfr. Fu congegnato nel 1982 nella formulazione tuttora in vigore, proprio per tutelare il risparmio previdenziale dei lavoratori. Lo fa in maniera più che soddisfacente, grazie all’indicizzazione all’inflazione e alla totale assenza di costi per gli interessati; e ciò fa rabbia all’estabishment finanzario. Chi può, eviti quindi di trasferire il proprio Tfr a fondi pensione o simili.

Btp Italia, Btp-i, Oatei ecc. Qui andiamo bene. Tali titoli difendono in ottima misura, in certi casi al 100%, il potere d’acquisto delle somme investite. Il motivo è semplice: sono indicizzati per regolamento al costo della vita, italiano o dell’eurozona. E non c’è nessuna trappola, anche se l’inflazione scende, come molti raccontano. Si veda il post del 1-7-2022.

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