Tra meno di tre mesi si terranno le elezioni regionali del Lazio, ma i partiti non sembrano aver recepito il messaggio forte e chiaro giunto da quella crescente parte dell’elettorato italiano – circa il 36% – che ha scelto di non andare a votare alle ultime elezioni. Anche in Lazio l’affluenza ha avuto un crollo: alle Politiche del 2018 era stata del 72,69%, nel 2022 il 64,35%, con un’astensione del 8,34%, leggermente inferiore alla media nazionale.

Un’accelerazione impressionante di una tendenza che si è instaurata da tempo, che dovrebbe far riflettere tutti i partiti, ma in particolare quelli che sono stati maggiormente penalizzati dalle scelte degli elettori. Riflettere soprattutto sulla distanza sempre più insormontabile tra classe politica e società civile, che viene chiamata in causa solo in adiacenza degli appuntamenti elettorali e non per partecipare e per proporre, ma per presenziare alle solite kermesse, peraltro sempre più ristrette a pochi fedelissimi.

Le elezioni regionali del Lazio sono l’ultima occasione mancata. Nessun dibattito in città, nessuna eco sui media che non siano i soliti resoconti in salsa soap opera sui conflitti personali tra i leader. Nessuna iniziativa di nessuno: né del centrodestra – vincente alle politiche e probabilmente anche alle prossime regionali – né del Movimento Cinque Stelle – in ripresa sul Pd, ma senza la forza per andare da solo – né dal Partito Democratico e dalla galassia di partiti che fino a due mesi fa si erano compattati nel centro sinistra e che adesso sembrano, almeno pubblicamente, afoni.

Un fronte che sembra interessato solo a consultazioni interne, che non si rende conto che così facendo volta le spalle agli elettori, quantomeno a quelli che si aspettavano che dalla crisi profonda, in cui versa soprattutto il principale partito dello schieramento, potessero emergere nuove forze, nuove idee, nuovo coraggio.

Ma anche nel “rinnovato” Movimento Cinque Stelle non sembrano essere mutate le modalità solipsistiche del (non) rapporto con le realtà sociali e territoriali di cui siamo stati testimoni diretti in questi anni rispetto all’amministrazione regionale e comunale. Il clima è quello di una generalizzata chiusura nelle segrete stanze, di cui è sintomo anche l’esclusione delle primarie: il centrodestra in realtà non le ha praticamente mai fatte, il M5s non si sa se e come le farà, mentre i vertici del centrosinistra hanno già deciso il candidato Presidente, l’assessore alla Sanità del Lazio.

Una scelta all’insegna della continuità, anche della linea politica, che avrebbe tratto certamente più beneficio se premiata dai gazebo: anche se le primarie non sono la panacea che abolisce personalismi e correnti è sicuramente un momento di confronto democratico che in qualche modo costringe le diverse anime di un partito o di uno schieramento a emergere e contrapporsi, permettendo agli elettori di comprendere le visioni e le intenzioni dei candidati e di influire almeno in piccola parte sulle scelte.

Invece a meno di tre mesi dalle elezioni non si conoscono i programmi e le alleanze: si sa che dopo tanta enfasi sul “campo largo” del Lazio l’accordo tra centrosinistra e Movimento Cinque Stelle è ormai saltato, anche se questa volta pare che a tirarsi indietro sia stato il M5s, non è chiaro se per la scelta del sindaco Roberto Gualtieri della costruzione del termovalorizzatore – pomo della discordia già ai tempi della caduta del governo Draghi – o se per calcoli elettorali visto che i due partiti si contendono una gran parte dello stesso elettorato. Sul fronte centrodestra non si sa ancora chi sarà la candidata o il candidato, ma se si porterà a casa la vittoria si tratterà soprattutto della sconfitta degli avversari.

Carteinregola ha scritto a tutti i partiti che si presenteranno alle elezioni del Lazio, chiedendo di allargare il dibattito alla società civile, con una discussione aperta sulle questioni più importanti per i cittadini e per i territori, anche per recuperare i moltissimi elettori che non hanno più fiducia in questa classe politica, né speranze nel cambiamento. Abbiamo anche allegato un dossier con alcuni punti per noi urgenti e irrinunciabili per le future scelte della Regione Lazio, che abbiamo chiesto a tutte le forze politiche di inserire nei propri programmi elettorali.

A una settimana di distanza siamo stati contattati solo dal gruppo regionale del M5S, mentre Sinistra civica ecologista ci risulta che abbia indetto una iniziativa “per promuovere un dibattito pubblico fra tutte le forze politiche che hanno fin qui composto la maggioranza in Regione” per elaborare “10 punti programmatici per continuare a cambiare il Lazio”. Qualcosa comincia a muoversi. Con gli altri partiti insisteremo, a costo di presentarci sotto le sedi dei partiti, come fanno i manifestanti che rivendicano i propri diritti.

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