“Le attività nello stabilimento di Bagnoli della Wartsila proseguiranno fino al 30 settembre 2023 ed entro questa data l’azienda si impegna a non riattivare alcuna procedura di licenziamento collettivo”. È l’assessora regionale del Friuli Venezia Giulia, Alessia Rosolen, a dare l’annuncio dell’accordo raggiunto nella notte tra Wartsila Italia, sindacati, Confindustria Alto Adriatico, Regione e Ministero delle imprese e del made in Italy. La firma prevede anche l’avvio di un percorso di reindustrializzazione del sito, con l’obiettivo di tutelare i posti di lavori dei dipendenti della Wartsila e dell’indotto. “Per la Regione era fondamentale che l’accordo tracciasse un quadro di garanzia a difesa dei dipendenti e di uno stabilimento strategico per lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia e del Paese, di modo da avviare un percorso condiviso che porti alla reindustrializzazione del sito di Bagnoli della Rosandra“, ha dichiarato Rosolen.

I 451 dipendenti dello stabilimento del Triestino hanno ricevuto, quindi, le garanzie che cercavano sul mantenimento del loro posto di lavoro, almeno fino a ottobre 2023. Questo dopo che il Tribunale del lavoro di Trieste, lo scorso 23 settembre, ha revocato le procedure di licenziamento, riconoscendo la condotta antisindacale dell’azienda e condannandola a pagare un risarcimento a ciascuna delle sigle sindacali coinvolte nella vertenza. Ora, però, i lavoratori attendono di capire come l’azienda rispetterà l’impegno preso sul piano industriale triennale che dovrà essere presentato entro il 31 gennaio 2023. “Dovrà comprendere gli investimenti per le attività non coinvolte dal processo di reindustrializzazione – spiega Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil – con l’obiettivo di garantire i posti di lavori nei siti di Trieste, Napoli e Genova. L’intesa raggiunta questa notte in sede governativa impegna il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ad attivarsi per la presentazione di progetti industriali tesi a garantire il futuro dello stabilimento, dei livelli occupazionali e delle ricadute per il territorio triestino”.

Il progetto dovrà contenere le prospettive di sviluppo e i relativi investimenti, spiega Rosolen: “Lo stabilimento di Bagnoli deve continuare a essere adibito a produzioni a elevato valore aggiunto, adeguate a valorizzare l’alto livello professionale delle maestranze e a produrre ricadute positive sul territorio”. Nell’accordo, infatti, continua, è prevista la possibilità di realizzare collaborazioni con altre imprese della Regione, “in settori produttivi ad alta tecnologia e competitive a livello globale”. Grazie alla firma di questa notte, Regione e Governo hanno la possibilità di valutare con le parti sociali e Wartsila Italia il “possibile accesso agli ammortizzatori sociali conservativi, per assicurare la prosecuzione dell’attività produttiva negli impianti di Bagnoli della Rosandra, mentre organizzazioni sindacali e Confindustria si attiveranno per assicurare gli ammortizzatori sociali ai lavoratori dell’indotto”. Infine, il documento conferma l’intenzione di Wartsila di “mantenere in Italia le attività legate a ricerca, sviluppo e service del sito di Trieste”. Soddisfazione è stata espressa anche da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e Made in Italy: “L’accordo garantirà la continuità produttiva e monitorerà il processo di salvataggio e di rilancio”.

Molto meno entusiasti, invece, i rappresentanti dei lavoratori dell’Unione sindacale di base (Usb): “Dopo una manifestazione con 15mila persone in piazza, una mobilitazione straordinaria e continua da parte di lavoratrici e lavoratori per difendere i posti di lavoro, ci sarebbe sembrato normale e doveroso che un qualsiasi accordo da sottoscrivere con Wartsila Italia Spa contenesse a chiare lettere la garanzia della salvaguardia totale dei posti di lavoro”, scrive in una nota Sasha Colautti, dell’Esecutivo nazionale Usb. Quello di ieri invece, “non è nient’altro che il lasciapassare garantito all’azienda per la chiusura della produzione, sancita nero su bianco il 30 settembre 2023, dopo l’intervento degli ammortizzatori sociali”.

Colautti, invitando ad aderire allo sciopero generale del 2 dicembre, aggiunge che “non si è nemmeno certi dell’intervento di un soggetto reindustrializzatore né, nel caso in cui si concretizzi una delle manifestazioni di interesse, se quest’ultimo sia poi disponibile o in grado di riassorbire tutto il personale diretto e di garantire l’indotto”. Insomma, l’unico impegno sottoscritto da Wartsila è di “proseguire la ricerca di potenziali operatori interessati alla fabbrica”. Per l’Usb bisognava “garantire l’attività produttiva almeno fino al concretizzarsi dell’arrivo del soggetto reindustrializzatore”. “Siamo davanti alla riproposizione di un quadro già visto, dove le multinazionali vengono accontentate, mentre ai lavoratori rimangono briciole e tiepide rassicurazioni. Non siamo disponibili ad accettare in modo arrendevole lo svilimento e l’abbandono di un intervento pubblico sulle politiche industriali a salvaguardia dei posti di lavoro”.

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