A sei mesi dagli arresti tra Lodi e Milano si è chiusa con sei patteggiamenti e due rinvii a giudizio la prima tranche dell’inchiesta coordinata dal pm di Milano Paolo Storari con al centro un giro di presunte tangenti su protesi e apparecchi dentali per bambini, i cui costi maggiorati venivano di fatto scaricati sui sui pazienti così come era stato sottolineato dal giudice per le indagini preliminari di Milano nell’ordinanza di custodia cautelare.

Il giudice per l’udienza preliminare, Lorenza Pasquinelli, ha accolto, ritenendole congrue, le richieste avanzate da Roberta Miccichè, legale rappresentante della azienda del settore Wisil Latoor srl e dai suoi coimputati. L’imprenditrice, considerata dalla procura al centro del sistema di corruzione, ha patteggiato 3 anni e mezzo e ha messo a disposizione il 68% delle quote societarie di Wisil Latoor Group, mentre il patteggiamento di Gianfranco Colella, in qualità di dentista presso l’ospedale Delmati di Sant’Angelo Lodigiano, è stato di 2 anni di carcere (pena non sospesa) e la restituzione di 97mila euro, somma prima sequestrata e ora confiscata.

Inoltre Giorgio Coccolo, allora odontoiatra negli ambulatori della Asst Milano Nord, ha patteggiato 2 anni (pena sospesa) con il versamento di 12.450 euro; Francesco De Micco, ai tempi in servizio alla Asst di Melegnano e della Martesana, 1 anno e mezzo (pena sospesa) e il versamento di 4.350 euro e, infine, Maurizio Balducci e Maurizio Cosentino, i due manager accusati di aver offerto una costante collaborazione a Miccichè, 2 anni (pena non sospesa) e un risarcimento il primo di 5mila euro e il secondo di 20 mila euro. Il giudice, infine, ha mandato a processo Roberto D’Ambrosio, socio della Wisil come Cosentino, il medico Pietro Paolo Poidomani e la stessa società indagata come persona giuridica. Per i tre il processo si aprirà il prossimo febbraio davanti al Tribunale. E mentre la posizione di un altro medico, Umberto Lorè, è stata archiviata, il pm Storari che ha chiesto e ottenuto il processo in immediato anche per la seconda tranche dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e sta concordando le pene in vista di ulteriori patteggiamenti da parte di altri imputati.

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Johnson&Johnson, non impedì la corruzione. Il pm di Milano chiede la condanna per la legge 231

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