di Gianluigi Perrone*

Mentre scrivo questo post in un palazzo del quartiere di Chaoyang, invaso da casi di Covid nel cuore di Pechino, i residenti hanno rotto i chiodi che serravano le porte antincendio, piazzate dalle autorità di quartiere per impedire l’uscita dal residence. Non hanno avuto la stessa prontezza gli abitanti del palazzo in fiamme a Urumqi, nel nordovest della Repubblica Popolare, dove 10 persone (34 secondo i locali) sono morte bruciate vive per lo stesso blocco delle uscite di emergenza. Le strade erano state bloccate da pilastri di cemento che hanno inoltre impedito l’intervento dei vigili del fuoco. Questo evento ha innescato una serie di proteste senza precedenti nella storia della Cina moderna, con un modello probabilmente unico nel suo genere.

A differenza che nell’89 non si tratta di una manifestazione unica di massa, ma di innumerevoli gruppi di condominio riuniti per assicurare la sicurezza delle proprie abitazioni contro le limitazioni imposte. Al grido di “dammi libertà o morte” migliaia di cortei protestano veementemente contro le forze locali, che naturalmente non hanno modo di sedarli tutti. Questo poiché la struttura amministrativa cinese “a scatole cinesi” prevede proprio un auto-controllo di quartiere che evidentemente è degenerato. Ricordo che il Partito avevo già dovuto ritirare l’obbligo vaccinale dopo pochissimi giorni per via delle immediate proteste, optando per altre soluzioni anche bizzarre come il bonus al supermercato e il vaccino tramite aerosol. La protesta scatta nel momento in cui casi di positivi o sospetti tali vengono identificati. Costoro dovrebbero venir portati in cabine per la quarantena, senza assistenza, inclusi bambini e anziani ammalati, insieme ad altri asintomatici. Quindi con rischio di ammalarsi lì o di morire.

Ad esacerbare la situazione ha contribuito anche la rivolta degli operai della fabbrica di I-Phone Foxxcon legata proprio a restrizioni economiche e tagli causati dalle misure anti-Covid. Questo crea una notevole situazione di stallo per il Governo Centrale della Repubblica Popolare, poiché ci sono poche alternative su come gestire la situazione. L’idea che non si voglia chiudere la politica Covid zero per non perdere la faccia è poco precisa. Sicuramente il Partito non può negare la propria infallibilità, pena la caduta dei leader in carica, ma non gli ci vorrebbe molto a manipolare i numeri e far sparire l’emergenza. Ci sono questioni legate alla Difesa, al terrorismo, all’intelligence, oltre che la pressione verso un modello economico (la famosa Nuova Norma) che vanno chiaramente ben oltre la sicurezza sanitaria.

Probabilmente il Governo donerà un bonus finanziario alla popolazione e punirà sia parte delle amministrazioni locali per eccesso di zelo che i sobillatori delle proteste. Bisognerà capire quando il Governo Centrale aprirà gli occhi sul fatto che sta torturando la popolazione senza alcun motivo apparente.

*CEO Polyhedron VR Studio

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